In tempi di vacche magre, felicità a momenti e futuro incerto ecco l'Uomo Nuovo, quello che non deve chiedere mai, essendo abituato ormai a non chiedere più, che diventa quello che si può dare di più senza essere eroi, quello che i soldi non danno la felicità figuriamoci la miseria, dei beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli. Di fronte alla promessa di tanta proprietà ultraterrena, sempre di capitalista in fondo si tratta, cosa vuoi che siano l'isola delle Hawaii che Zuckerberg si è comprato l'anno scorso per 100 milioni di dollari o le quattro ville dei vicini acquistate a Palo Alto per 30 milioni per evitare che intorno alla sua costruissero un supermercato? Zuckerberg appunto, il il golden boy, il genio assoluto, il messia del Terzo Millennio, che ha capitalizzato le chiacchiere da bar, che ha fatto fortuna su miliardi di sfigati che pur non avendo nulla da dire pretendono di dirlo lo stesso, che ha costruito il tutto sul niente. A poche ore dalla nascita della primogenita Max il fondatore di Facebook ha scritto una lettera sul social di famiglia, indirizzata alla pargola neonata e di sponda all'universo creato, con la promessa di devolvere il 99% delle azioni di Facebook, 45 miliardi di dollari al cambio di oggi, per un nuovo progetto, il «Chan Zuckerberg Initiative», destinato a promuovere l'istruzione, l'uguaglianza sociale e a tutelare il potenziale umano, cose che potrebbe raggiungere comodamente senza spendere un dollaro semplicemente chiudendo Facebook visto la quantità industriale di ignoranza condivisa, arroganza universale e razzismo tribale che circola grazie a lui per il globo ogni minuto che Dio manda in terra. Mark Zuckerberg è appena entrato, a 31 anni, nella top ten degli uomini più ricchi del mondo di Forbes: settimo, per ora. É l'opposto esatto, come Evan Spiegel e Bobby Murphy, fondatori di Snapchat, di Jack Dorsey, padre di Twitter o Jan Koum, inventore di WhatsApp, dei trentenni che «ci hanno rubato il futuro», che «noi non avremmo mai la pensione», che «la mia generazione è stata tagliata fuori da tutto». É nato dopo il 1980 e neanche ha finito gli studi, difficile sappia chi sono Boeri e Poletti. Attraverso Facebook controlla più informazioni sull'umanità di quanto Cia e Kgb abbiano messo insieme durante la Guerra Fredda, una multinazionale che fa soldi anche sulle pagine «boicottiamo le multinazionali».
L'accusano di aver incentivato disturbi dissociativi, di fatturare all'estero quel che incassa in Italia, di tracciare i clienti anche fuori dai social. Ma per processarlo per crimini contro l'umanità basterebbe il solo fatto di essere la madre di tutti i selfie. Sarà un malinteso senso di colpa di questi tempi precari ma Zuck non è il solo Robin Hood che ruba a se stesso per dare ai poveri. Bill Gates, papà di Microsoft, ha creato fondazioni e progetti contro la povertà e le malattie, a cui lascerà quasi tutti gli averi di famiglia, mollando ai pargoli solo qualche spicciolo e il consiglio di guadagnarsi la vita come mamma e papà. Lo stesso farà Tim Cook, erede di Steve Jobs, fatta salva la mancia per l'educazione del nipotino, niente è così sia lasceranno ai figli ma tutto ai poveri anche Sting e Jackye Chan, tantomeno al primogenito appena uscito di galera, così come niente ha lasciato Anita Roddick, fondatrice della catena The Body Shop, morta otto anni fa, perchè «è osceno lasciare soldi alla famiglia». Tutto in cause nobili come hanno fatto Warren Buffett e George Lucas, Michael Bloomberg e il boss della Virgin Richard Branson, la fondatrice di Spanx, Sara Blakely e il co-fondatore di Microsoft Paul Allen, «per fare del mondo un mondo migliore». Alla faccia del capitalismo egoista e predone, della proprietà intesa come furto, di Gordon Gekko e del «noi siamo il 99%, voi lo 0,666%» di Occupy Wall Street, dell'attaccamento al denaro che ammala le persone denunciato da Papa Francesco.
La generosità è occidentale e l'altruismo capitalista, mica come il filantropismo che evade le tesse alla Bono Vox. Del resto anche l'amore è calcolo: pazzo è colui che vive povero per morire ricco diceva un antico proverbio. Se vuoi fare un affare devi fare il contrario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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