"Quando mio padre fu arrestato da innocente. La riforma arginerà i processi politici"

Il sottosegretario Matilde Siracusano: "In carcere 5 mesi per un'intercettazione falsa con trascrizione inventata"

"Quando mio padre fu arrestato da innocente. La riforma arginerà i processi politici"
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"Una giornata esaltante", dopo giorni Matilde Siracusano ancora festeggia il sì al Senato alla separazione delle carriere di giudici e pm. Da sottosegretario alla presidenza del Consiglio assicura che "per il governo la riforma costituzionale ha priorità massima e gli altri due passaggi saranno veloci". Questa, dice, è "un'ottima partenza, ma va fatto molto altro, soprattutto per i disgraziati che finiscono in carcere da innocenti". Non molti sanno che la frase non è buttata là, che Matilde alle spalle ha una storia pesante, un'ingiustizia subita dal padre, con accuse, carcere e un dolore tale, lei ne è convinta, da portarlo alla tomba per un tumore. Salvatore Siracusano era un imprenditore messinese, aveva una tv locale negli anni 80 e militava nella Dc, era stato consigliere comunale e assessore provinciale ai Lavori pubblici. Finché nel 2005, in una notte di maggio, gli uomini della Dia (direzione investigativa antimafia) irruppero in casa e lo arrestarono. "Avevo 19 anni - ricorda Matilde -, fu allucinante. Ma io ero convintissima che fosse un errore e che in poco tempo si sarebbe risolto tutto. Invece, mio papà restò nel carcere Gazzi di Messina 5 mesi, ingiustamente, perse 40 kg, coinvolto in un'inchiesta con un nome da serie tv Gioco d'azzardo", con 64 indagati, con le accuse più infamanti, associazione mafiosa, corruzione, concussione, di tutto di più, Osama Bin Laden al confronto sembrava una mammoletta". Tutto si poggiava su 8mila pagine di intercettazioni e, per Siracusano, in particolare una registrazione ambientale, una conversazione di 32 minuti in un bar, che per gli inquirenti lo incastrava. Dicevano che si parlava di traffico di armi e di droga, di mandanti di omicidi. "Tutto falso, una trascrizione inventata - sbotta Matilde -, sull'audio vuoto di una cassetta, con solo un rumore di fondo. Papà era tenace, volle far fare delle perizie a Lecco e persino a Cambridge che confermarono: non c'era niente di comprensibile. Finì tutto con 64 indagati e 64 archiviati: nemmeno un rinvio a giudizio. Si disse poi che la causa di questo scempio fu una guerra tra il pm di Reggio Calabria ed altri giudici di Messina, coinvolti anch'essi nell'inchiesta. Gli uomini della Dia furono rinviati a giudizio e alla fine prosciolti. Si disse, quasi non c'è da crederci, che erano stati vittime di un miraggio acustico, qualcosa di mai sentito". Siracusano uscì da questa esperienza libero e innocente, ma provato nell'animo e nel fisico e Matilde è sicura che esiste un "nesso preciso" tra quello che ha subito e la malattia. "Ricordo la delusione - dice Matilde - nel capire che non si trattava di un semplice errore, ma che volontariamente si perseguivano altri fini sulla pelle di un innocente. Papà si ammalò di tumore al polmone e fino agli ultimi giorni, anche quando era quasi un vegetale, continuava a ripetere che bisognava riformare la giustizia. Penso di avere un mandato da lui, oltre a quello politico di Berlusconi, torturato da innocente con 70 processi, che hanno fatto perdere tempo prezioso agli italiani. Già il presidente ha reso l'Italia migliore, figuriamoci cosa sarebbe riuscito a fare se lo avessero lasciato governare senza questa becera persecuzione giudiziaria".

Per la sottosegretaria azzurra questa riforma, attesa da 30 anni, è la piena realizzazione del processo accusatorio, ben lontana da quello che paventa l'Anm quando parla di limiti all'indipendenza della magistratura. "Anzi - dice -, libera i magistrati dalle correnti e cerca di arginare i processi politici che sono terribili, paralizzano l'attività di tanti amministratori. Ma soprattutto io mi preoccupo di chi viene accusato ingiustamente e non ha gli strumenti per difendersi.

Ci sono magistrati che agiscono senza scrupoli e stravolgono la vita dei cittadini. Quello che non si può tollerare è che, anche quando si accerta questo, non abbiano nessuna responsabilità diretta e non subiscano neppure contraccolpi sulla carriera".

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