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Quell'amore che non finisce nell'epoca del tutto è relativo

Quell'amore che non finisce nell'epoca del tutto è relativo

Ti spiegano che i tempi sono cambiati, che non è più come una volta quando si usava così, come se fosse una convenzione figlia di una cultura sorpassata, si faceva così perché eri obbligato e poi perché la tua educazione ti faceva credere che era così che ti dovevi comportare se volevi stare in società Ti raccontano che la verità è un'altra, «scientificamente» dimostrata, che oggi è tutto fluido, provvisorio, passeggero,come fai veramente a pensare che qualcosa duri più dello spazio di un mattino, devi avere per forza dei problemi se non sei elastico, hai dei limiti, nel senso di mancanze, che ti tengono prigioniero. Tutto insomma è relativo.

Poi incontri Giuseppe e Claudia. Certo provengono da un'altra Italia, lui ha 92 anni, lei 93, un'Italia che viene da lontano, ma a guardarli, chissà perché sembra proprio di no, perché si guardano senza vergognarsi, e perché dovrebbero poi?, con lo stesso sguardo dei ragazzini di oggi, anche se si sono conosciuti nell'autunno del '43, quando ai ragazzi della loro età il futuro lo rubavano sui campi di battaglia.

In quei giorni a Giuseppe arrivò una cartolina che lo invitava a presentarsi all'ufficio di collocamento di Pesaro, ma appena arrivato un allarme antiaereo lo costrinse a scappare, e nel fuggi fuggi un amico repubblichino gli consigliò: dammi retta, non andare in quell'ufficio, è un trucco, deportano in Germania. Così si consegnò alla macchia nel boschi a ridosso del Monte Nerone, costruì una capanna e solo ogni tanto, guardandosi bene intorno, scendeva al podere La Cerasa dove aveva conosciuto Claudia, che scoprì, dopo un po', di aspettare un bambino. Si sposarono lontano dal paese occupato dalle truppe tedesche, il regalo di matrimonio, racconta il Resto del Carlino, fu una materasso, in prestito, imbottito di foglie di granoturco, un lusso per quei tempi; il loro viaggio di nozze una passeggiata tra i boschi del Monte Nerone. Claudia Torcolacci e Giuseppe Bei hanno appena festeggiato i 75 anni insieme, insieme ai due figli, i tre nipoti e i pronipoti. Lei per anni ha mandato avanti un negozio di frutta, lui per tutta una vita ha fatto l'autotrasportatore. Una vita unita da una parola che sembra quasi non appartenere più al vocabolario: «insieme».

Ma che si traduce, in questo mondo di sentimenti intercambiabili e valori flessibili, in una parola bella ma non impossibile chiamata «eternità».

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