Campagne della presidenza della Camera, iniziative, sensibilizzazioni ma niente, l'odio sui social network continua a esistere e a proliferare. Basta accedere una volta a Facebook o a Twitter per leggere insulti di ogni tipo riferiti a questo o a quel personaggio. E alla fine, i bersagli preferiti delle vagonate di odio sono sempre i nostri (evidentemente poco) amati politici. Direttamente, indirettamente e ora, ultima moda, anche grazie a clamorosi falsi costruiti ad arte a cui in molti abboccano come nulla fosse cogliendo al volo l'occasione per vomitare il proprio odio all'onorevole o al ministro di turno.
Nonostante le campagne via social, online si trovano le più strampalate teorie. Razziste, antisemite, omofobe, negazioniste, che giustifichino terrorismo e crimini vari. Ma soprattutto strumenti appositi per permettere ai boccaloni del web di sfogare la propria rabbia e frustrazione contro la cosiddetta casta, anche quando non ha nessuna responsabilità, anche quando casta non è. E così odiatori di professione, nullafacenti che bazzicano il web e furbetti a caccia di pubblicità ne inventano di tutti i colori a beneficio di chi, pollo, non vede l'ora di insultare i politici.
Il principale bersaglio in Rete è proprio chi sta cercando in tutti i modi di mettere fine ai linciaggi via social e alle bufale online, la presidente della Camera Laura Boldrini. Dal momento del suo insediamento sono comparse decine di vignette e fotomontaggi che mettono in mezzo presunti privilegi a favore di inesistenti parenti. L'ultimo è lo scherzo di tale Luciano Sorrentino che ha messo online una sua foto scrivendo: «Questo è Temistocle Boldrini cugino della presidente e assunto come parcheggiatore al Senato per 30mila euro al mese e gestore di 46 cooperative per migranti», finendo il post con «Condividi, il popolo deve sapere!». E il popolo del web condivide, migliaia di volte, condendo il post con insulti irripetibili all'indirizzo della Boldrini e del suo inesistente cugino. Terza carica dello Stato nel mirino altre volte. In prima persona, con una foto che ritrae una presunta giovane Laura come ballerina della trasmissione anni '80 «Colpo grosso» (assolutamente falso) e ancora peggio, chiamando in causa la sorella. In due differenti fake viene riportato che la sorella della Boldrini (in foto c'è in realtà l'attrice Krysten Ritter), sarebbe in un caso in pensione a soli 35 anni e nell'altro gestore di cooperative per migranti. Entrambi i fatti sono falsissimi ma ancor più grave e odioso, perché la vera sorella della Boldrini è morta a 47 anni. Ma la verifica delle notizie e il rispetto umano non abitano sul web. Che poi altro non è che lo specchio fedele della nostra società.
E così in migliaia condividono, con corollario di insulti ed epiteti irripetibili la foto della splendida attrice hollywoodiana Scarlett Johansson, spacciata per Carola Boschi, sorella di Maria Elena Boschi e «fatta assumere come direttrice del centro coordinamento delle Regioni a 25mila euro al mese». Scandalo! Nessun tg ne parla! Condividi! E via, i boccaloni a bersi tutto e a insultare. Pioggia di male parole anche per l'ex ministra Cecile Kyenge. In una foto diffusa sui social e condivisa da migliaia di utenti, si legge «Questa è Rita Anna Kyenge, figlia di Cecile, nominata dirigente al ministero dell'Integrazione a 15mila euro al mese». Ovviamente trattasi di bufala mentre in foto c'è la bellissima e arcinota cantante delle Barbados Rihanna. Nel mirino anche l'ormai ex capo della protezione civile Fabrizio Curcio che sul web diventa oggetto di indignazione in quanto ex terrorista quando, ovviamente, l'ex brigatista rosso riportato in foto è Renato Curcio, a lui legato da nessun rapporto di parentela. Nel mirino anche gli ex premier Matteo Renzi, «A Ibiza in Lamborghini», secondo la Rete, in realtà in una foto d'archivio in visita allo stabilimento orgoglio nazionale, e Romano Prodi, il cui fratello sarebbe stato nominato primario dell'ospedale di Bologna «a 550mila euro di stipendio al mese».
Palesi falsi, evidenti fesserie. Eppure la gente ci crede, condivide, e sparge odio, senza verificare, senza farsi domande.
Va bene che i politici possono essere un bersaglio di improperi, così è stato e così probabilmente sarà sempre. Ma almeno, se proprio si vuole cedere al fascino liberatorio dell'insulto, lo si faccia per motivi reali, non per squallide bufale condite da ridicoli fotomontaggi a cui solo dei fessi possono abboccare.
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