Roma - «Sono molto preoccupato per la piega che sta prendendo il dibattito sulla richiesta di maggiore flessibilità sul patto di Stabilità». Un indizio. A pronunciare la frase è stato un ex primo ministro italiano. A questo punto il lettore penserà che il premier emerito abbia paura che il dibattito finisca per favorire chi non vuole concedere ai Paesi a rischio (primo l'Italia) un po' di guazza sui conti. Che Matteo Renzi non ottenga il via libera di Bruxelles alla legge di Stabilità a causa delle coperture traballanti che ammontano a 6,5 miliardi. Che passi notti insonni temendo che i vincoli di bilancio non ci permettano di investire quanto serve per la sicurezza e la prevenzione di atti terroristici alla vigilia del Giubileo. E invece no. La preoccupazione riguarda proprio le «spese straordinarie per garantire la sicurezza», ma va in una direzione opposta rispetto a quella che detta la ragione politica e, forse, anche il buon senso.Il ragionamento è di Mario Monti, senatore a vita ed ex premier tecnico. Fa parte di un'intervista al bimestrale Strada e riguarda la richiesta francese di allentare i vincoli di bilancio per garantire risorse aggiuntive destinate alle misure per la sicurezza e l'ordine pubblico. «Per quanto grande sia l'emozione suscitata dai fatti di Parigi - spiega Monti - il patto di Stabilità rappresenta un patto tra noi e le generazioni future. Il patto di Stabilità è sicuramente perfettibile ma non va considerato come il formaggio svizzero con i buchi».In sostanza Monti critica la Francia che ha chiesto una deroga alla disciplina sui conti per fare fronte agli attacchi dei terroristi, seguita poi da altri governi, compreso quello italiano. Sarà contento il premier francese Manuel Valls, che proprio ieri ha evocato il peggiore dei rischi, quello di attacchi chimici e batteriologici contro la popolazione. Un tipo di guerra difficile da contrastare, se non con ingenti investimenti. Sarà contento il premier belga Charles Michel che proprio ieri ha annunciato uno stanziamento di altri 400 milioni di euro per la sicurezza. Spese extra per un Paese che è spesso a rischio richiami per la tenuta dei conti. Si ritrovano un italiano un tempo amatissimo (senza scomodare il complotto per destituire Silvio Berlusconi) che ora si rivela più rigorista della Bundesbank e fa le pulci ad azionisti di maggioranza dell'Ue. Quella di Monti è anche una legnata a Matteo Renzi, il premier che in teoria sostiene, ma che ha già attaccato in diverse occasioni, accusandolo di comprare voti con i soldi degli italiani di domani.
La vera novità è che l'uscita dell'ex premier, in teoria il più europeista dai tempi di Romano Prodi, è anche una critica alla Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker, che ha di fatto concesso quella flessibilità per la sicurezza che Monti giudica preoccupante. Detto per inciso, la commissione dovrà decidere se concedere all'Italia l'altra flessibilità. Quella sugli investimenti, sulle riforme e per l'emergenza rifugiati. L'uscita di Monti non aiuterà la causa italiana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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