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Raggi riparte azzoppata Ha perso i fedelissimi e rischia altre accuse

Marra sta per essere interrogato e parlerà: il falso può aggravarsi. E lei è sotto tutela

Raggi riparte azzoppata Ha perso i fedelissimi e rischia altre accuse

Riparte azzoppata, Virginia Raggi. Con l'appoggio di Grillo, che ieri si è schierato dalla sua parte, prima postando sul suo blog una poesia in romanesco («Er sinnaco de Roma nun se tocca», poi con una lettera aperta («Come garante del M5S sto con te»), ma apparentemente sempre più sola. Lei legge e ringrazia: «Grazie Beppe», scrive su Facebook.

Il raggio magico non c'è più. In compenso c'è Rocco Casalino, il capo della comunicazione grillina, che teleguida la sindaca e le fa da coach. Poi c'è il nemico in casa da tenere a bada, quella Roberta Lombardi, degli ortodossi grillini, dipinta da alcuni come colei che avrebbe messo i pm sulle tracce delle polizze vita intestate alla Raggi da Salvatore Romeo. L'ultimo di una lunga serie di incidenti, quest'ultimo, che ha messo a dura prova la tenuta della prima cittadina di Roma. La Lombardi smentisce tutto e minaccia querele. «Bufale», dice. Del resto se la Raggi davvero non sapeva che l'ex capo della sua segreteria le aveva intestato due polizze per un totale di 33mila euro per «motivi affettivi», come lei ha garantito ai magistrati dopo essere caduta dalle nuvole quando gliene hanno parlato durante l'interrogatorio di giovedì scorso, perché avrebbe dovuto saperlo lei, la sua rivale storica? Se davvero la grillina che un tempo faceva parte del direttorio M5S, avesse avuto qualche notizia su quegli investimenti, sarebbe lecito porsi qualche interrogativo sui loro reali motivi. Per i magistrati non c'è alcun rilievo penale, ma certo le risposte di Romeo sul perché aveva deciso di mettere i suoi soldi su diverse polizze vita-risparmio, nominando la Raggi a sua insaputa beneficiaria di due di queste proprio sei mesi prima di essere promosso capo della segreteria politica della giunta con uno stipendio triplicato, non convincono del tutto. Per la Raggi l'ennesima tegola, che va ad aggiungersi all'inchiesta per abuso d'ufficio e falso legata alla nomina di Renato Marra a capo del dipartimento Turismo. «Barra dritta e vado avanti per la città», dice adesso l'inquilina del Campidoglio. Ma senza dubbio è indebolita. I vertici del Movimento non la mollano, non possono. Ma le chiedono di governare Roma e di centrare qualche obbiettivo per far dimenticare ai cittadini e alla base in agitazione questa storiaccia e il gossip che ne è scaturito.

Sembrano passati anni luce dai tempi del raggio magico. Dei quattro amici al bar è rimasta solo lei e quella chat che tanti guai le ha procurato. I suoi fedelissimi, ai quali sono riconducibili gran parte degli errori ammessi, non ci sono più. L'ex braccio destro, Raffaela Marra, ex capo del personale del Comune, è in carcere per corruzione e sta per essere interrogato sulla nomina del fratello. Parlerà e quel che dirà potrebbe inguaiare ancora di più la sindaca, la quale ha assicurato di aver deciso in totale autonomia. Romeo, prima di coinvolgerla nell'affaire polizze, le aveva presentato Marra, per poi dimettersi dopo il suo arresto. E con lui aveva dovuto lasciare la carica di vicesindaco l'altro fedelissimo, Daniele Frongia. Fine del raggio magico. Ora il Movimento l'ha messa sotto tutela e lei, forte dell'appoggio dei vertici, va avanti. Fino alla prossima puntata, almeno. Perché bisogna vedere come andrà a finire l'inchiesta sulla nomina di Marra. E cosa dirà Raffaele. Ieri il uso avvocato, Francesco Scacchia, ha presentato il ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale del Riesame che ha negato la scarcerazione a Marra. Nel frattempo, in attesa della convocazione per l'interrogatorio, ha ottenuto il dissequestro del telefonino dell'ex fedelissimo e si dedica alla lettura dei messaggi delle chat e degli sms che si scambiavano i quattro amici al bar, dove si parla delle nomine.

E non solo di quella di Marra.

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