Pier Francesco Borgia
Roma Virginia Raggi ha presentato la sua giunta. Una presentazione anticipata da un coup de theatre con l'esclusione all'ultimo minuto di Andrea Lo Cicero, forse il volto più conosciuto al grande pubblico per la sua attività televisiva e per il suo passato sportivo. L'ex rugbista non sarà l'assessore allo Sport e lui è il primo a dichiararsi «stupito». Per far quadrare il cerchio la Raggi ha consegnato l'assessorato allo Sport (per cui era in predicato Lo Cicero) al vicesindaco Daniele Frongia. Sarà dunque quello che tutti definiscono il «braccio armato» della sindaca a gestire la questione della candidatura romana alle Olimpiadi del 2024. L'ultima casella di giunta è stata riempita poche ore prima dell'assemblea capitolina. A occuparla sarà la giovane economista (classe 1978) Linda Meleo che dovrà gestire l'assessorato alla Mobilità. La squadra della Raggi al completo quindi prevede oltre i già citati Frongia e Meleo, anche Paolo Berdini (Urbanistica), Luca Bergamo (Cultura), Paola Muraro (Ambiente), Laura Baldassarre (Diritti della persona), Flavia Marzano (Semplificazione) e Marcello Minenna (Bilancio), Adriano Meloni (Commercio). Ad essi si aggiunge il capo di gabinetto Daniela Morgante (togato contabile) Nel suo discorso inaugurale, dopo aver presentato la giunta, la Raggi ha citato due predecessori illustri come Luigi Petroselli e Carlo Giulio Argan e il motto «Dovere e umiltà» e ha ammonito gli assessori e i consiglieri: «Siamo cittadini e tra i cittadini dobbiamo rimanere, girando per la città parlando ai romani, riavvicinando la politica alle persone». Di certo, però, la «prima» capitolina della sindaca Virginia Raggi rappresenta un passo importante per il Movimento. Il direttorio quasi al completo era presente (mancava solo Luigi Di Maio). C'era anche il marito della sindaca e, soprattutto, il figlio. Che ha avuto il suo momento di gloria quando la madre lo ha fatto sedere accanto a sé. La Raggi, in nero, ha accettato con delicatezza l'in bocca al lupo offertole da Giorgia Meloni, in bianco. Quest'ultima, però, un attimo dopo era già col muso. Non ha gradito il minuto di raccoglimento per Emanuel Chidi Namdi, il rifugiato nigeriano morto a Fermo, senza una citazione per i nostri connazionali morti a Dacca. Marcello De Vito, come presidente d'aula, è sembrato un po' legnoso e a tratti imbarazzato. Dopo i primi minuti ha abbandonato l'espressione «sindaca» per «sindaco» (salvo poi recuperarla per il giuramento della Raggi) e ha dovuto registrare anche un paio di errori nel conteggio delle schede della votazione (che sono solo 49). L'assemblea ha poi scelto i vicepresidenti.
Anche in questo caso i giochi politici sono stati rispettati con esattezza impressionante. Trenta i voti andati a Enrico Stefàno e 19 quelli ottenuti da Andrea De Priamo (Fratelli d'Italia). E proprio 19 sono i membri dell'opposizione compresi Giachetti e Fassina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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