Rai, M5S: "Ora va fatta la riforma, è nel contratto"

Sorteggi, imparzialità, qualità e spoil system: ecco i principi della legge firmata M5S per rivoluzionare la Rai

Rai, M5S: "Ora va fatta la riforma, è nel contratto"

"Serve subito approvare una legge per spezzare il legame tra la politica e la Rai. La tv pubblica è dei cittadini che pagano il canone, non dei politici". Lo ha dichiarato il vicepremier M5S, Luigi Di Maio.

"Premiare il merito e la trasparenza, non tenere in piedi un carrozzone da prima repubblica. Quindi diamo il via a questa riforma, che è nel contratto di governo, oppure tagliamo il canone ai cittadini. Delle due l'una". Così Di Maio ha rilanciato la proposta di legge a firma Liuzzi depositata alla Camera.

Le parole del vicepremier arrivano subito dopo l'approvazione da parte della Vigilanza della risoluzione sull'incompatibilità del doppio incarico di Marcello Foa come presidente della Rai e della controllata RaiCom

Riforma M5S

Ecco i principi della legge firmata M5S: per la costituzione del 'board', il ruolo di regia è affidato all'Agcom i cui componenti non devono provenire dal mondo politico; cinque consiglieri compresi il presidente e l'ad; i candidati devono inviare un elaborato sulla propria visione strategica del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, concernente tre aree di competenza "per la quale essi concorrono".

Dopo la pubblicazione sul sito internet dell'elenco dei candidati in possesso dei requisiti, l'Agcom "procede al sorteggio dei nominativi per ciascuna area di competenza".

La Rai "deve ambire a rivestire un vero e proprio ruolo contro-maggioritario nella società, di contrappeso e di controllo rispetto ai poteri costituiti", hanno sottolineato i promotori della legge. Per questo obiettivo serve "un radicamento della cultura dell'imparzialità" fra gli operatori del servizio pubblico "e, soprattutto, nella classe politica, la quale fino ad oggi ha considerato la Rai un territorio da occupare, uno strumento subordinato ai propri interessi".

Nella Pdl si chiede di puntare ad una maggiore qualità dei programmi e nuove misure di contrasto all'evasione del canone.

La figura del direttore generale viene sostituita con quella dell'amministratore delegato, scelto all'interno dello stesso Cda. È l'Agcom che deve verificare annualmente l'osservanza da parte della Rai degli obblighi del servizio pubblico e non la Commissione Vigilanza che anzi viene considerata inutile e se ne chiede l'eliminazione.

Viene introdotta "una sorta di spoil system per i dirigenti esterni di nomina fiduciaria". Si prevede infatti "la decadenza dei dirigenti esterni entro sessanta giorni dalla cessazione del mandato del consiglio di amministrazione".

Inoltre per tutti i membri del Cda, per i dirigenti e il personale si applica "il limite massimo retributivo previsto dalla normativa vigente per le pubbliche amministrazioni e le società pubbliche".

Infine viene inserito il Piano per la trasparenza e per la comunicazione aziendale: gli atti e le informazioni sull'attività del

consiglio di amministrazione (compresi i compensi) dovranno essere pubblici. E trasparenti dovrà essere anche l'assegnazione degli appalti, con particolare riferimento alle società di produzione di fiction.

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