"Ratzinger coprì i pedofili persino in Italia. Non fermò un prete di Savona: ecco le carte"

Il presidente della Rete L'Abuso: "Basta con le scuse, chiediamo inchieste serie"

"Ratzinger coprì i pedofili persino in Italia. Non fermò un prete di Savona: ecco le carte"

L'allora cardinale Joseph Ratzinger avrebbe coperto casi di pedofilia e abusi sessuali commessi da uomini della chiesa anche in Italia. E precisamente a Savona. «Ratzinger non intervenne e proprio nell'anno in cui diventava Papa, uno dei sacerdoti pedofili savonesi a lui denunciati, don Nello Girando stupra un altro adolescente a un campo scout». La denuncia arriva da Francesco Zanardi, vittima di un abuso da parte di un sacerdote e presidente dell'Associazione Rete L'Abuso che raccoglie le testimonianza di decine e decine di vittime. Il documento che pubblichiamo è una lettera inviata dall'allora vescovo di Savona, oggi cardinale Domenico Calcagno - nominato da Ratzinger - che, secondo Zanardi «incastra Ratzinger». «Nessuno, né dalla diocesi di Savona, né dal Vaticano - dice Zanardi - fermò quel prete. Chiese lui stesso la riduzione allo stato laicale, ma 5 anni dopo, nel 2010, trascinando nell'indagine della procura non solo Ratzinger, ma anche chi per anni lo aveva protetto».

Cosa pensa dell'inchiesta in Germania che ha portato alla luce quasi 500 casi? E del possibile coinvolgimento di Ratzinger?

«Non stupisce ciò che è emerso in Germania. Il coinvolgimento di Ratzinger non è una novità. È avvenuto anche in Italia. Non solo a Savona. Ma anche all'istituto Provolo per sordomuti di Verona. In quel caso, la Commissione d'inchiesta nel 2010 fu proprio voluta da Ratzinger. Peccato che su 27 preti indagati, gli unici due condannati erano in fin di vita. Gli altri vennero insabbiati e furono in grado di fare altri danni. Come don Nicola Corradi che nel 2016 verrà indagato e condannato a 42 anni. C'è poi il caso di Erik Zattoni di Ferrara, figlio di un prete pedofilo. Malgrado un esame del Dna che confermava la paternità del prete, Ratzinger non intervenne».

Dopo Francia, Spagna e Germania, quando avremo un'inchiesta sugli abusi anche in Italia?

«La stiamo chiedendo a gran voce da tempo, anche tramite le Nazioni Unite. Stiamo sollecitando un intervento sia al cardinale Bassetti sia allo stato. Purtroppo il Papa da solo non può muoversi. Anche se lui inserisse l'obbligo di denunciare da parte dei vescovi, non c'è un automatismo. E in questo senso credo ci sia una reticenza da parte dei vescovi italiani».

La vostra associazione riceve ogni giorno segnalazioni di casi. Quanti sono quelli in Italia?

«Documentati almeno quattro: oltre a Savona e il Provolo di Verona, abbiamo documenti su Napoli e Ferrara. Ma i casi sono purtroppo tantissimi: ci arrivano segnalazioni ogni giorno. Ratzinger è stato 25 anni a capo della Congregazione per la dottrina della Fede, prima di diventare Papa. È inverosimile pensare che non sia coinvolto ovunque. Nel 2004 fu portato alla sbarra anche negli Usa dall'avvocato Daniel Shea, che assisteva una vittima. Fu accusato di aver insabbiato dei casi, da prefetto dell'ex sant'Uffizio. Si salvò chiedendo l'immunità».

Come mai ieri nemmeno una parola di Bergoglio in difesa del Papa emerito?

«C'è poco da difendere. I dati parlano. Non era il caso di intervenire».

Vi aspettate delle scuse da Ratzinger?

«Lo dico da vittima e da rappresentante dell'associazione: non ci bastano più le scuse. Sono arrivate tante volte.

Vogliamo i fatti, i processi, che i preti non siano più difesi. Ci sono 23 comunità, in Italia, dove i preti pedofili sono curati. La chiesa ha avuto questa sensibilità verso i suoi criminali, non mi sembra però tanto pentita con le vittime».

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