Roma - Tra Matteo Renzi e il voto anticipato c'è un ostacolo: la ridefinizione dei collegi elettorali. Un ostacolo che diventa un doppio problema in caso di approvazione di una nuova legge. L'individuazione delle circoscrizioni elettorali non può essere inserita nel testo di legge ma spetta al governo. Un passaggio che rallenta la corsa verso le elezioni soprattutto se l'obiettivo dell'ex premier è di ridare la parola agli elettori il 24 settembre. Per rispettare la data, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella deve sciogliere le Camere tra il 24 luglio e il 9 agosto. Non oltre quel giorno, l'Italia non solo deve avere un nuovo sistema elettorale ma l'esecutivo deve aver varato anche i nuovi collegi. Sia che si voti con il Rosatellum, che si riesca a trovare un'intesa in Parlamento sul modello tedesco. Un rischio che Renzi prova a neutralizzare nella proposta di legge elettorale depositata in commissione Affari costituzionali. Nel testo del relatore Pd Emanuele Fiano, il potere di determinare i collegi è delegato all'esecutivo: un modo per velocizzare i tempi, trasferendo la partita a Palazzo Chigi dove Renzi è sicuro di non aver intoppi. E per evitare lunghissime trattative campanilistiche (sull'inserimento o meno di un Comune in un determinato collegio) il segretario dei dem ha già pronto lo schema per bruciare le tappe. Se il Rosatellum, il sistema metà proporzionale e metà uninominale, avrà l'ok in Parlamento (un'ipotesi al momento difficile) Renzi rispolvererà i 100 collegi (già pronti) dell'Italicum su cui calibrerà la parte proporzionale della legge; in pratica, i 303 seggi assegnati con il criterio proporzionale, con soglia di sbarramento al 5%, saranno attributi nei 100 collegi dell'Italicum. Le liste (passaggio già individuato nella legge) saranno composte da tre o quattro candidati. Ogni collegio dell'Italicum sarà poi scorporato in tre mini circoscrizioni che assegneranno gli altri 303 deputati attraverso il sistema maggioritario. Identico metodo sarà applicato al Senato: un gioco semplice per evitare sgambetti e interminabili trattative. Risolto lo scoglio della definizione dei collegi, resta da vincere la partita dei numeri. Che rimanda a Palazzo Madama. In Senato la proposta del Pd non ha la maggioranza, nonostante l'ok di Lega Nord e Ala. La posizione di Alternativa popolare, senza una modifica della soglia di sbarramento dal 5% al 3%, è ferma sul no al Rosatellum.
La sensazione che trapela dalle segreterie dei partiti è che alla fine né il Rosatellum né il modello tedesco riescano a ottenere l'ok. Mentre riprende quota il Consultellum, ossia l'Italicum corretto dalla sentenza della Corte costituzionale: un indizio che certifica un nuovo stallo sulla legge elettorale.
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