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Recovery, arriva lo schiaffo di Europa e Corte dei Conti

Piano Conte da cestinare, Lagarde: "Misure mirate". Piazza Affari sale ancora e torna ai livelli pre-Covid

Recovery, arriva lo schiaffo di Europa e Corte dei Conti

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) varato dall'esecutivo Conte è da cestinare. È quanto hanno dichiarato all'unisono il presidente della Bce, Christine Lagarde, il numero uno della Corte dei Conti, Guido Carlino, la Banca d'Italia e l'Ufficio parlamentare di Bilancio (Authority sui conti pubblici di stretta osservanza bruxellese). E anche dalla Commissione Ue non arrivano buone notizie: la riflessione sul rientro in vigore del Patto di Stabilità sarà effettuata a breve e per l'Italia potrebbero essere dolori.

«Le misure degli Stati devono essere mirate e temporanee, tenendo conto della sostenibilità fiscale e medio termine», ha ribadito Lagarde nel suo intervento alla sessione plenaria del Parlamento europeo, aggiungendo che l'operazione del Recovery Fund «è un importante ingrediente della strategia anticrisi e per questo deve diventare operativo senza ritardi». Quanto al futuro dell'Eurozona, «occorre riflettere sulla lezione di Next Generation Eu per investimenti e riforme in relazione all'architettura dell'unione monetaria perché con Next Generation EU è stato dato vita a un bilancio controciclico per rendere l'economia più forte, ridurre la divergenza tra gli Stati in termini di crescita e reddito», tutti elementi utili «per riflettere sul Patto di Stabilità». Non si interpretino queste parole con eccessivo entusiasmo. Il messaggio è chiaro: la Bce, con l'allentamento di politica monetaria (che per ora proseguirà), e la Commissione Ue con il Recovery Fund hanno dato una «scossa» all'Unione. Ma il rigore non può essere abbandonato tanto è vero che il primo inquilino dell'Eurotower ha ripetuto che il debito contratto dagli Stati per fronteggiare l'emergenza non può essere cancellato. Il vicepresidente della Commissione Ue, il «falco» lettone Valdis Dombrovskis, ha preannunciato nella stessa sede che «quest'anno valuteremo la situazione (del Patto di Stabilità; ndr) durante la primavera» con l'obiettivo di «trovare il giusto equilibrio tra il giusto sostegno all'economia e la sostenibilità di bilancio a medio e lungo termine»

L'Italia rischia, perciò, di essere presa in contropiede se non si dedicherà alla riscrittura del Pnrr. I «Se è vero che nel breve termine anche progetti di dimensioni contenute potranno esercitare una funzione di sostegno della domanda, è soprattutto cruciale guardare al medio-lungo termine; da questo punto di vista potrebbe essere opportuno concentrare gli sforzi su un numero limitato di progetti medio e medio-grandi», ha sottolineato il presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, in pratica confermando che i mille rivoli di spesa previsti avrebbero un'incidenza limitata sulla crescita a differenza delle grandi opere.

Il Pnrr, inoltre, è sbagliato concettualmente. «Sarebbe sbagliato ritenere che la mancanza di un vincolo esterno (europeo) all'espansione del debito pubblico debba spingerci ad accrescerlo oltre i limiti fin qui prefigurati dai documenti programmatici», ha proseguito evidenziando che «rientrare dal 160% del Pil, od oltre, come oggi è giustificato prevedere, sarà compito arduo», dunque la pianificazione deve essere accompagnata da criteri di sostenibilità finanziaria (leggasi alla voce riforme) tenendo presente che «una parte delle rilevanti sovvenzioni che proverranno dai fondi europei dovrà essere restituita». Insomma, al momento, esso si presenta come una serie di spese senza fondamento e, soprattutto, improduttive. Critica condivisa anche da Bankitalia e dall'Upb. «Il solo aumento della spesa pubblica non è sufficiente a fornire il necessario incentivo a un aumento duraturo dell'accumulazione privata, indispensabile ad assicurare più elevati livelli di crescita», ha detto il capo del Servizio struttura economica di Via Nazionale, Fabrizio Balassone. Stesso concetto espresso dall'Upb.

Il Pnrr «appare debole e le indicazioni appaiono generiche anche in relazione agli eventuali costi associati alla realizzazione delle riforme, come invece previsto dalla bozza di regolamento Ue».

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