Regalo dalla Ue: 14 miliardi Ora Renzi abbassi le tasse

La Commissione riconosce la flessibilità per il 2016 su tutti i capitoli richiesti dall'Italia: riforme, investimenti e migranti. Ma il prossimo anno ci sarà un nuovo conto da pagare

Governo rimandato a ottobre, con un surplus di compiti da fare in vista del 2017. L'ufficialità ci sarà solo oggi, con la pubblicazione delle raccomandazioni specifiche per Paese della Commissione europea, ma ieri, nelle lettere tra il vicepresidente Dombrovskis, il commissario Moscovici e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, sono emersi i dettagli del giudizio Ue sui conti italiani.

Acquisito il riconoscimento della flessibilità per il 2016 su tutti i capitoli richiesti dall'Italia: riforme, investimenti e migranti. Sono i 14 miliardi di euro che erano necessari all'Italia per potere terminare l'anno senza fare correzioni. È molto, se si tiene conto delle resistenze molto forti in Europa. Il premier Matteo Renzi ieri a Bari ha commentato dicendo «che è ancora meno di quello che avrei voluto anche se è un accordo significativo e importante. Non è la soluzione di tutti i mali ma è l'affermazione di un principio».

La speranza di Renzi, in realtà, è che il principio venga applicato anche al 2017. Perché se le premesse sono queste il governo si ritroverà con un conto extra da pagare, proprio alla fine della legislatura. La condizione che la Commissione europea ha posto è la conferma del patto di stabilità per il prossimo anno. Da capire se nelle raccomandazioni sarà quantificato lo sforzo. Nelle lettere di Dombrowskis lo scostamento tra gli impegni e le cifre inserite nel Def è «fra lo 0,15% e lo 0,25% del pil». In sostanza 3,3 miliardi di euro, per centrare il rapporto deficit/pil dell'1,8%.

Non è una manovra, ma uno scostamento rispetto agli obiettivi contenuti nel Documento di economia e finanza. Una correzione tutto sommato limitata, che non comprende però un'altra posta importante. I 15,1 miliardi di euro necessari a disinnescare l'aumento dell'Iva e delle accise. Il governo ha detto di volere disinnescare le clausole di salvaguardia, ma nelle raccomandazioni ci sarà la richiesta di precisare come.

In parte sarà utilizzata la flessibilità concessa dall'esecutivo europeo, ma restano da trovare almeno 8 miliardi di euro. Allo stato, insomma, la «manovra» correttiva già supera i 10 miliardi di euro.

A questo conto si aggiungono le altre misure annunciate dal governo in questi giorni, che ancora non fanno parte di nessun documento ufficiale. Dalla riforma delle pensioni, al raddoppio del bonus bebè, alla riduzione delle tasse (l'alternativa è se scegliere di farlo a favore delle imprese o delle famiglie) e altro ancora. Più si avvicinerà la data delle elezioni, maggiore sarà il pressing di Renzi sul ministro dell'Economia per approvare misure di spesa.

Nella lettera a Padoan i due commissari Ue hanno ricordato come «nessuno Stato membro ha mai richiesto né ricevuto nulla di vicino a questo ammontare di flessibilità senza precedenti». Il ministro ha replicato ribadendo l'impegno a «soddisfare le regole fiscali europee nel 2017».

Nonostante il segnale di disponibilità verso l'Italia, la Commissione europea continua a non fidarsi dell'Italia. Il timore è che, una volta evitata la procedura di infrazione, il governo tenti di dimenticare gli impegni sul deficit. Restano ferme le critiche all'Italia sula debito pubblico.

Il governo nella lettera all'Ue ha ribadito che sosterrà la crescita e la ripresa, perché questa è la «condizione chiave per la riduzione del rapporto debito/pil». L'Europa vorrebbe invece vedere una vera riduzione dell'ammontare del debito. Anche in questo caso, la resa dei conti arriverà con la legge di Stabilità per il 2017. Quindi al massimo tra cinque mesi.

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