Gianluca Grossi
Il sangue pompato dal cuore per l'organismo consente all'ossigeno di raggiungere ogni parte del corpo, mantenendo in vita le cellule; a livello polmonare si riossigena e a livello renale consente l'eliminazione delle sostanze di scarto del metabolismo.
Il problema insorge quando i vasi che circondano organi importanti non funzionano più correttamente (o non hanno mai funzionato), impedendo il corretto svolgimento delle attività fisiologiche. In questi casi, anche la sostituzione di un organo attraverso un'operazione di trapianto risulta superflua. È quel che è accaduto a una bimba di sei anni, nata con una grave malformazione renale legata alla cattiva vascolarizzazione degli organi di depurazione e inutilmente trattata con il trapianto classico. Così degli scienziati italiani dell'ospedale Molinette di Torino hanno pensato di compiere un'operazione mai tentata su un paziente tanto giovane: l'impianto di un rene al posto della milza.
Dopo aver constatato il corretto funzionamento dei vasi in corrispondenza dell'organo linfoide, hanno scelto di fare incontrare un tessuto glomerulare prelevato da un donatore, con i cosiddetti vasi splenici, che si muovono dietro al pancreas.
La milza, di fatto, non è indispensabile tanto quanto lo sono i reni; perciò si è proceduto rimuovendola per fare spazio a un terzo rene funzionante in un punto dell'anatomia umana che, normalmente, non ha niente a che vedere con la funzione escretoria. «Peraltro la bimba possiede delle milze accessorie che, in parte, consentiranno di assolvere le funzioni dell'organo originale», spiega Renato Romagnoli, il chirurgo che ha coordinato l'operazione. Il problema inerente al rischio di rigetto è stato invece superato grazie alla collaborazione con pediatri e immunologi che hanno seguito dall'inizio la delicata situazione della piccola; effettuando una rimozione degli anticorpi anti-tessuto (molecole che impediscono il buon esito di un trapianto) che avevano già dato problemi in passato. La prima cosa che ha chiesto dopo il risveglio è stato di potere bere qualcosa (cosa che praticamente non poteva quasi più fare); mentre i medici verificavano il corretto funzionamento del nuovo rene (dettato da un valore di creatinina pari a 1) e dell'uretere fissato direttamente alla vescica.
Dopo quattro giorni dall'intervento la soddisfazione dell'equipe medica e dei familiari della piccola è tangibile. «Finalmente la bambina potrà avere una vita normale», dicono i genitori della paziente. La bimba è stata fino a pochi giorni fa in dialisi. È una procedura che consente di sopravvivere, ma a un costo altissimo.
Con essa, infatti, è indispensabile recarsi regolarmente all'ospedale per sottoporsi a un «riciclo» completo del sangue, che nei nefropatici non è più in grado di essere ripulito. In età adulta il deterioramento dei reni (nefroangiosclerosi), legato spesso alla ipertensione e alla perdita di proteine con le urine (proteinuria), è un fenomeno frequente; e in parte conciliabile con l'avanzamento degli anni.
Ben diverso è il caso di una bimba con tutta la vita davanti a sé e la necessità di essere in forze e indipendente da un macchinario. «È il più bel regalo di Natale che potessero farci», dicono i genitori della piccola. «E la speranza è che possa presto andare a scuola».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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