«Cara Angela, non potete raccontarci che state donando il sangue all'Europa». La voce del confronto a brutto muso tra il premier italiano e la Cancelliera tedesca trapela a Bruxelles da non meglio precisate «fonti Ue» proprio mentre a Roma è in corso il dibattito sulla mozione di sfiducia a Maria Elena Boschi per l'affaire banche, e finisce subito nei titoli dei siti e delle tv.Lo scontro politico all'interno del vertice europeo sul tema dell'unione bancaria e del gas russo è reale, e viene confermato anche dalla Merkel, secondo la quale «non è la prima volta che abbiamo diverse opinioni, ma alla fine troviamo un accordo». È facile però pensare che Matteo Renzi abbia voluto cavalcarlo ieri, lasciando trapelare le sue frasi più acuminate e poi approfondendo il tema con dovizia di particolari nella conferenza stampa finale, anche se con toni più diplomatici. E non c'è dubbio che, da abile comunicatore qual è, se ne sia servito anche per cambiare l'agenda mediatica che da una settimana vede il governo sulla graticola della vicenda Banca Etruria. Si spostano i riflettori, si riscrive il copione: non più un Renzi sulla difensiva, assediato fin dentro la sua Leopolda dal primo scandalo che coinvolge il suo governo e ne mette nel mirino il volto simbolo, quello della Boschi. Ma un premier agguerrito che sbatte i proverbiali pugni sul tavolo in Europa e le canta chiare alla Germania e all'Unione matrigna che apre procedure d'infrazione contro l'Italia e tiene sub iudice la sua legge di Stabilità.Così, mentre a Montecitorio Maria Elena Boschi supera trionfalmente la prova della sfiducia, Renzi si presenta baldanzoso ai giornalisti al termine del vertice europeo e celebra la - scontata - vittoria parlamentare: «La sfiducia si è rivelata un clamoroso boomerang per i Cinque Stelle. La loro mozione ha paradossalmente consentito alla Boschi di spiegare nella sede opportuna che il nostro governo ha fatto quel che doveva fare, salvando un milione di risparmiatori, e che lei è stata trattata come tutti. Il tempo delle leggi ad personam è finito». Poi passa ai rapporti europei e rivendica di aver rotto la «cultura della subalternità italiana» aprendo un confronto con la Cancelliera: «L'idea che abbia attaccato la Germania è un'opinione, non un fatto. Sono intervenuto ponendo delle domande alla Merkel, cui mi lega un rapporto di amicizia e di stima». E ancora: «Io non attacco e non attaccherò mai la Germania, ma ho fatto notare che agli occhi esterni non appare esattamente il donatore di sangue dell'Ue».
Poi denuncia la «stravaganza» della procedura d'infrazione contro l'Italia sull'identificazione dei migranti: «Ho portato dati da cui emerge che chi è in ritardo è la Ue, non l'Italia».A sera, tornato a Roma, Renzi compulsa con moderata soddisfazione i sondaggi interni del fine settimana: il Pd, al 33%, perde uno 0,5. Meno di quanto si temesse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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