Renzi, Draghi, Monti, Vaticano. Migliaia gli account vip violati

Premier ed ex, il governatore della Bce, decine di politici ed economisti. I pm: "A rischio la sicurezza nazionale"

Renzi, Draghi, Monti, Vaticano. Migliaia gli account vip violati

Anche le mail personali di Matteo Renzi erano a portata di clic per Giulio Occhionero e sua sorella Francesca Maria. L'account Apple dell'ex presidente del Consiglio era nei server dei due hacker che avevano messo su una vera e propria centrale di cyberspionaggio. La Procura di Roma li ha fatti arrestare e gli contestata i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo al sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche. Un'attività, la loro, che secondo il gip Maria Paola Tomaselli ha messo a rischio la sicurezza nazionale.

Le indagini della polizia postale hanno consentito di individuare un database con oltre 18.327 username, 1.293 delle quali complete di password, catalogate in 122 categorie, denominate Nick, che indicano la tipologia del «bersaglio» (politica, affari etc) oppure le iniziali di nome e cognome. Potendo accedere liberamente ai computer di moltissime personalità di vertice delle istituzioni e della politica, un'attività di spionaggio andata avanti per sei anni, i due fratelli hanno avuto un punto di vista privilegiato su alcuni importanti accadimenti politico-istituzionali, dalla crisi del governo Berlusconi, alla nascita del governo Renzi, passando per l'elezione di Papa Francesco. E con i loro accessi abusivi erano in grado di forzare gli accessi agli account in possesso del titolare del sistema infettato, non solo caselle di posta elettronica, ma anche cloud, conti correnti online e profili social. Renzi era premier quando il suo account è stato violato. Nell'ordinanza di custodia cautelare il gip segnala due ingressi nella sua mail, uno il 12 giugno del 2016 e l'altro il 30 giugno. Sempre a giugno e luglio dello scorso anno risalgono le intrusioni nella posta elettronica del presidente della Banca d'Italia, Mario Draghi, e di Fabrizio Saccomanni, ministro sotto il governo Letta. Anche le due mail di Mario Monti, del Senato e della Bocconi, sono state hackerate nello stesso periodo, oltre a quella dell'ex ragioniere dello Stato, Mario Canzio, e di Vincenzo Fortunato, ex capo di gabinetto del Tesoro. Tra i politici spiati compaiono Ignazio La Russa, Fabrizio Cicchitto, Piero Fassino, Daniele Capezzone, Michela Vittoria Brambilla, Vincenzo Scotti, Paolo Bonaiuti, Stefano Caldoro. Accesso libero anche ai computer di importanti enti istituzionali, come Camera e Senato, e di quattro ministeri (Istruzione, Esteri, Tesoro, Interno). Spiati anche Guardia di Finanza, Banca d'Italia, Istat, Comune di Roma, Regione Campania e Lombardia, Pd, Pdl, Cisl. E tra le società private Acea, Enel, Eni, Enav, Finmeccanica e Fondiaria. Vittime dell'attività di spionaggio, ma nel 2012, pure l'ex comandante generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, e l'ex vicedirettore dell'Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi), Paolo Poletti. Gli Occhionero si sono spinti fin dentro le segrete stanze del Vaticano. Dalle carte emerge, infatti, che «risultano compromessi», tra gli altri, i pc in uso a due collaboratori del cardinale Gianfranco Ravasi e che è stata hackerata anche la Casa Bonus Pastor, struttura alberghiera del Vicariato dove risiedono importanti porporati. Sotto controllo anche i vertici della massoneria italiana e 20 studi legali.

Secondo i pm quelle individuate potrebbero essere soltanto una parte delle vittime perché dall'analisi dei dati, si legge nell'ordinanza, è emerso che nel server di Occhionero «erano presenti numerose cartelle create negli anni precedenti (sino al 2010)». Negli ultimi mesi, dopo aver saputo lo scorso 9 settembre dell'indagine, i due fratelli temevano di essere sotto controllo e si confrontavano sulle accortezze da tenere. «Giulio, ti prego di non coinvolgere mamma nei nostri problemi, mi sembra che sia già abbastanza coinvolta e che ci stia aiutando più del dovuto», scriveva Francesca Maria su Whatsapp.

In un altro messaggio, dello scorso settembre, è Giulio a rivolgersi alla sorella per tranquillizzarla: «Ad ogni modo è valido pure sui server (Moscow) americani, quindi dubito che abbiano dato ad un'autorità italiana il privilegio di infettare macchine americane». Il 4 ottobre, scrive il gip, Giulio comincia a distruggere le prove a suo carico cancellando dati che erano sia sul suo pc locale che su alcuni dei server remoti.

Ad inchiodare i due fratelli alle loro responsabilità, secondo il giudice, c'è anche il loro comportamento spregiudicato al momento delle perquisizioni, lo scorso 5 ottobre, quando si rendono conto che c'è la polizia alla porta e si precipitano ai loro pc per cercare di renderli inaccessibili.

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