Notizia sconfortante per i contribuenti italiani. Lo Stato, zitto zitto, ha sborsato undici milioni di euro per pagare il riscatto delle due cooperanti (brutta parola che significa poi volontarie) rapite lo scorso anno in Siria, dove si erano recate per il piacere di aiutare il popolo afflitto dai disagi della guerra, incuranti del rischio concreto di dare una mano a chi la fomenta. Le trattative per riportare a casa le due incoscienti fanciulle - Greta Ramelli e Vanessa Marzullo - furono lunghe ed estenuanti, finché venne trovato un accordo. I cui termini però rimasero segreti. E ora si comprende perché.
La cifra sganciata ai sequestratori era sensazionale. Ripetiamo: undici milioni di euro. Uno scandalo se si pensa che la somma è stata prelevata dalle casse pubbliche, cioè soldi dei cittadini dati ad assassini. Ovvio che i responsabili del negoziato si fossero impegnati a fondo affinché non trapelasse il costo dell'operazione. Della cosa in effetti non si sarebbe mai saputo nulla se non fosse stato il Tribunale islamico a spifferare tutto.
Nell'apprendere la quantità di quattrini versati per liberare le ragazze, abbiamo avuto un mancamento. Come è possibile che l'Italia abbia sostenuto una spesa simile a causa dell'imprudenza di cooperatrici partite all'avventura per motivi mai accertati? Spirito umanitario, follia, desiderio di scoprire terre rese affascinanti dalle tribolazioni di chi ci vive? Sia come sia, prima di intraprendere un viaggio del genere, pieno di insidie (insegnano numerosi precedenti) sarebbe stato opportuno, e sarebbe ancora opportuno, avere il permesso delle autorità, cui correrebbe l'obbligo di avvertire che in caso di sequestro lo Stato non è tenuto ad intervenire.
Nulla di tutto ciò. Greta e Vanessa sono state salvate. Meglio così. Ma non si capisce perché tocchi sempre a noi, in queste circostanze, mettere mano al portafoglio. La questione presenta anche un aspetto quasi ridicolo. Il prezzo imposto dai «signori della guerra» per restituirci le volontarie supera di gran lunga le tariffe complessive delle cosiddette olgettine, l'attività delle quali non è costata un centesimo agli italiani: a retribuirle provvedeva di tasca propria un signore abbiente. E non lo faceva per comprare il loro silenzio sul bunga bunga, giacché anche se avessero parlato non ci sarebbero state conseguenze di alcun tipo, visto che la Cassazione ha riconosciuto che se nel gruppo c'era una minorenne nessuno poteva esserne al corrente.
Infatti chiunque vada a mignotte non chiede «quanti anni hai?» bensì «quanto vuoi?». L'accostamento delle cooperanti alle olgettine non è arbitrario: serve a dimostrare con logica cartesiana che è moralmente più accettabile dare via la roba propria per guadagnare che non andare via dal proprio Paese e, al fine di tornarci, gravare per undici milioni (regalati ai terroristi che uccidono) sul bilancio dei connazionali, già martoriati da un fisco crudele e opprimente. Non andate in Siria ma andate a farvi benedire.
E ci vada pure il governo che a suo tempo mentì: negò di avere sganciato anche una sola palanca per restituire ai genitori Greta e Vanessa. Era il 16 gennaio 2015 quando il ministro degli Esteri, Gentiloni, affermò il falso. Attendiamo le sue dimissioni. Che non verranno perché le bugie fanno parte del programma di Palazzo Chigi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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