Renzi rompe con tutti per blindare il Pd: "Siamo all'opposizione"

L'ex segretario: "Tocca a loro, se sono capaci". E cerca di imporre i suoi come capigruppo

Renzi rompe con tutti per blindare il Pd: "Siamo all'opposizione"

Il Pd si sfila dalla partita delle presidenze delle Camere e per il momento resta a guardare cosa faranno gli altri: «Il metodo seguito da centrodestra e 5 stelle - dice il segretario reggente Maurizio Martina, prima di recarsi con Lorenzo Guerini alla riunione serale dei capigruppo di tutti i partiti - ha bloccato la situazione. Parteciperemo solo a un confronto che coinvolga tutti, in maniera trasparente e non con soluzioni precostituite».

Formalmente, il Pd resta compatto sulla linea: stiamo a vedere le carte degli altri. Anche se, sotto sotto, sono diversi i senatori dem che, nel segreto dell'urna, voterebbero volentieri per Paolo Romani, e l'astensione, abbassando il numero dei no, darebbe una mano al candidato di Fi, se resterà lui.

Nel frattempo si gioca dietro le quinte una partita tutta interna che può avere ripercussioni importanti sulla collocazione futura del Pd nelle trattative per formare un nuovo governo. Martedì i gruppi parlamentari devono votare i nuovi capigruppo, e Matteo Renzi ha messo in campo da tempo i suoi nomi: Lorenzo Guerini alla Camera, Andrea Marcucci al Senato (dove potrebbe iscriversi al gruppo dem anche Pier Ferdinando Casini: «Mai dire mai...»). Ieri mattina, però, è comparsa sul Corriere un'intervista del presidente uscente dei senatori Luigi Zanda, che dava lo stop alla candidatura Marcucci: «È necessario trovare un serio e condiviso equilibrio politico nel partito. Non è pensabile che i due capigruppo rappresentino solo l'anima renziana del Pd», ha scandito. E poiché alla Camera, su Guerini, la «condivisione» è assai ampia, è apparso subito chiaro che l'obiettivo era il candidato al Senato. In casa renziana in molti hanno ipotizzato che dietro la presa di posizione di Zanda ci fosse Dario Franceschini, su cui da tempo si appuntano il sospetto che remi contro la linea renziana dell'opposizione senza se e senza ma. E il ruolo dei capigruppo, che porteranno le posizioni del Pd al Quirinale nelle future consultazioni, è cruciale: per questo Renzi li vuole blindare, e per questo altri, tra cui Zanda, vorrebbero rompere il suo gioco e trovare figure più «morbide» in vista del momento in cui il Pd dovrà scegliere se cedere agli appelli accorati alla «responsabilità» che potrebbero arrivare anche dai Colli più alti, e dare o meno una mano alla nascita di un governo (coi grillini o con il centrodestra).

Così l'ex segretario e i suoi hanno immediatamente fatto quadrato attorno a Marcucci, che di suo raccontano i parlamentari dem non è che abbia un desiderio irresistibile di prendersi l'onore e l'onere di presiedere un gruppo nel quale, sorride qualcuno, dovrà vedersela tutti i giorni con l'ingombrante neosenatore di Lastra a Signa. Luca Lotti, braccio destro dell'ex leader, è andato ieri al Nazareno a discutere con Martina anche di questo. Il messaggio dei renziani è chiaro: su Marcucci non molliamo, e se qualcuno non lo vuole si vada alla conta. I numeri, assicurano, sono dalla loro parte: 32 senatori su 54. E Martina tutto vuole tranne che una spaccatura interna, che finirebbe per indebolire drammaticamente il suo ruolo di «reggente» e di aspirante segretario di garanzia.

E in serata Renzi

rompe il silenzio e con una enews ribadisce la linea: «Mi pare che nel Pd siamo tutti d'accordo sullo stare all'opposizione: hanno vinto loro, tocca a loro. Saranno capaci?». Caso mai a qualcuno, nel Pd, non fosse chiaro.

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