Renzi torna segretario. Gentiloni sta sereno ma è già in ostaggio

Il leader presenta la squadra con la Boschi "sentinella". Cuperlo silurato, scoppia il caso

Renzi torna segretario. Gentiloni sta sereno ma è già in ostaggio

È tornato segretario nello stile che più gli si addice. Partito sotto controllo, Paolo Gentiloni commissariato, anche grazie all'intervento di Maria Elena Boschi, e un programma di governo che più elettorale non si può. Matteo Renzi è di nuovo sul trono. L'assemblea del Pd di ieri all'Hotel Marriott, è andata secondo i piani. Ratificati i risultati delle primarie. La conferma è arrivata con il sì di 700 delegati, mentre i rivali Andrea Orlando e Michele Emiliano si sono fermati rispettivamente a 212 e 88. Confermato Matteo Orfini alla presidenza e il fedelissimo tesoriere Francesco Bonifazi. Vicesegretario il ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina.

Un clima di ritrovata unità anche con i due rivali delle primarie. Orlando ha dato la disponibilità a lavorare a un nuovo centrosinistra. Più pittoresca la resa di Emiliano, che a Renzi ha dedicato un «Hasta la victoria signor segretario». Ai due ex candidati alla segreteria andranno più posti in direzione di quanti gliene spettassero. Al primo 24, 12 al governatore della Puglia, su un totale di 120. Andata peggio a Gianni Cuperlo, escluso dall'organismo. Un oppositore fermo di Renzi, ma anche un potenziale scissionista che non ha seguito D'Alema e Bersani. Il segretario è rimasto «di sasso», dicevano ieri fonti renziane. Come dire, la colpa è di Orlando, al quale spettava la nomina.

L'altro colpo di teatro di Renzi è la nomina in direzione di 20 millennials. Le nomine che di prassi sono scelte direttamente dal segretario, sono state totalmente scompaginate all'ultimo minuto. Al posto dei politici fedeli della vecchia generazione, il segretario ha messo 20 «millenniales». Al posto di big come Giuseppe Fioroni, giovanissimi come Arianna Fusi, 19 anni.

Il messaggio è, le primarie sono finite. «Si tratta di scrivere una pagina nuova, una nuova storia, con la consapevolezza che il nostro campo di gioco è il futuro». Il risultato è chiaro: «Ha vinto il Pd che non litiga, che non si scinde». Quindi basta «essere il luogo in cui tutti sparano contro il quartier generale».

Tutta questa unità, serve a dettare l'agenda della politica dei prossimi mesi. Innanzitutto al governo Gentiloni. «Nessuno metterà fine al sostegno al governo a cui va la nostra stima. Se questo è chiaro vorrei rafforzarlo con un passaggio banale: sono fiero di quello che fa il governo». In realtà Renzi si prepara a marcare stretto Gentiloni e, soprattutto, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Ad esempio dettando un canovaccio per le future policy, dal sapore elettorale. Le parole d'ordine sono: «lavoro, casa e mamme». Abbassare le tasse e recuperare evasione.

Obiettivi impegnativi. Per realizzarli servono soldi e il governo Gentiloni ha già avuto un assaggio del neo interventismo di Renzi. Dallo staff della sottosegretaria alla presidenza Boschi, è arrivata una circolare ai dicasteri nella quale si chiede di trasmettere a Palazzo Chigi le leggi prima che siano discusse al Consiglio dei ministri.

Un modo per imporre tagli ed evitare spese extra. Non un commissariamento, ha assicurato Boschi, smentendo la notizia di Repubblica. Sono le regole già in vigore che vanno rispettate, ha spiegato. Dopo l'assemblea di ieri, sono in pochi a crederci.

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