Retata di anarchici: 7 arresti Era una centrale del terrore

Dalle bombe sotto casa di Prodi e Cofferati all'attentato di Milano a Palazzo Marino: 50 attentati in 13 anni

Nadia Muratore

Torino Brusco risveglio per Torino che si è scoperta centro direzionale delle azioni terroristiche della «Federazione anarchica informale», responsabile di 50 azioni terroristiche in 13 anni, obiettivo dichiarato «distruggere Stato e capitale». Dietro i nomi dei personaggi di Disneyland Pippo, Paperoga e Pluto, con i quali rivendicavano gli attentati contro forze dell'ordine, personaggi politici o dell'economia italiana, si nascondevano gli anarchici del Fai, per la maggior parte residenti nel Torinese dove avevano la base logistica . Ci sono voluti anni di indagini, attraverso perizie linguistiche, di grafica e di balistica, per ottenere le prove che incastrano gli anarchici ritenuti responsabili di aver messo tra il 2006 e il 2007 le bombe alla caserma allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, nel quartiere Crocetta di Torino, al Ris di Parma, a Palazzo Marino di Milano e di aver inviato anche numerosi plichi esplosivi tra cui quello all'allora sindaco di Bologna Sergio Cofferati, al primo cittadino di Torino Sergio Chiamparino e al questore di Lecce Giorgio Manari. Ci sarebbero anche analogie ma non prove, che collegano il gruppo di anarchici agli attentati contro Romano Prodi, all'epoca presidente della Commissione europea. Tutte azioni collegate tra di loro, per le quali sono scattate le manette per sette esponenti della Fai, al termine di un'operazione avviata dalla Digos di Torino. Gli arrestati devono rispondere di associazione con finalità di terrorismo ed eversione.

Il giudice che ha firmato l'ordinanza ha riconosciuto che non si tratta di soggetti isolati, ma di membri di un gruppo organizzato, capace di ideare e di mettere in pratica attentati contro cose e persone. L'inchiesta si chiama Scripta Manent, ed ha preso il via dalle intercettazioni telefoniche di Anna Beniamino, la compagna di Alfredo Cospito, condannato insieme a Nicola Gai per avere gambizzato Roberto Adinolfi, la mattina del 7 maggio 2012 a Genova. La donna era stata intercettata dalla Digos dopo l'attentato. Conversazioni in cui si parlava di Portogallo e Messico e di quadri da vendere per raccogliere denaro prima di una partenza dall'Italia. Gli altri nomi finiti in manette sono Danilo Cremonese e la compagna Valentina Speziale, di Pescara, il romano Marco Bisesti e infine il napoletano Alessandro Mercogliano. Ben trentadue le perquisizioni in una trentina di case tra Piemonte, Liguria, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Sardegna, Abruzzo, Campania e Umbria. Gli indagati, oltre che di associazione eversiva e terroristica, devono rispondere di due episodi specifici: l'esplosione di tre bombe in alcuni cassonetti dell'immondizia del quartiere Crocetta di Torino, avvenuta il 5 marzo 2007 e lo scoppio di due ordigni nella caserma allievi carabinieri di Fossano del due giugno 2006. L'indagine è partita da allora. Dieci anni fa la Digos ha intensificato il lavoro di osservazione, intercettazione e lettura dei numerosi documenti che gli esponenti dell'anarchia diffondevano in rete per esortare all'azione. Molto cauti nel muoversi, comunicavano con riviste clandestine.

Nei prossimi giorni gli investigatori analizzeranno l'ingente materiale sequestrato. Secondo quanto emerso finora, i gruppi individuati nell'indagine negli ultimi tempi avevano eseguito anche dei sopralluoghi a potenziali obiettivi.

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