I tagli alla spesa sono tutti da definire. Ma sulla lotta all'evasione le idee sono chiare. È in arrivo una stretta sui pignoramenti per convincere i contribuenti ad aderire alla rottamazione delle cartelle. Espropriazione a danno dei contribuenti per spingerli ad fare la sanatoria i cui termini sono stati prorogati. Sembra molto un omaggio alla politica fiscale tradizionale della sinistra italiana l'annuncio fatto dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan alla riunione di ieri con i gruppi parlamentari del Pd. Riunione difficile, durante la quale i democratici hanno strappato qualche concessione. Ad esempio un rinvio di fatto (l'ennesimo) per la riforma del catasto, che entrerà nel Piano nazionale delle riforme, ma non farà parte delle misure da adottare a breve termine. Ma che è servita al ministro per ribadire i cardini della manovra così come è stata studiata in queste settimane.
La massima urgenza è quella di reperire i 3,4 miliardi per correggere il deficit così come vuole l'Europa. Padoan, smentendo le voci dei giorni scorsi, ha riconfermato l'entità allo 0,2 per cento di Pil.
Il confronto con Bruxelles si sposta sul 2018. È in corso una trattativa con la commissione Ue per dimezzare l'aggiustamento del deficit del prossimo anno: lo 0,3% invece dello 0,6% previsto dalle norme Ue.
I 3,4 miliardi della manovra 2017 sono da reperire con tagli alla spesa, tutti da definire. Volutamente vago su questo punto, visto che una delle partite più difficili si giocano sui tagli ai comuni e alle regioni. Tema sentitissimo dal Partito democratico.
La parte più importante della manovra si confermano le nuove entrate. Padoan ha citato la rottamazione, da incentivare in questo ultimo sprint da norme più severe sui pignoramenti. In che forma non lo ha specificato, ma il ministero dell'Economa non ha smentito la stretta.
L'annuncio farebbe pensare a una nuova proroga dei termini della rottamazione, oggi fissati al 21 aprile, ma dal dicastero è arrivata una smentita. Possibile che la prudenza del dicastero di via XX settembre sia motivata dalla necessità di non scoraggiare chi sta aderendo in questi giorni.
Il ministro ha fatto riferimento a un efficientamento delle imposte dirette e della riscossione. Un accenno all'estensione dello split payment (il pagamento anticipato dell'Iva da parte della Pa). Il Pd ha incassato il no a un aumento dell'imposta sui beni e i servizi, che in realtà non era in programma con la manovra.
Padoan si è contrapposto ai parlamentari democratici, e quindi anche al leader di fatto Matteo Renzi, quando ha parlato della necessità di ridurre il debito e di fare le privatizzazioni. Il mancato introitò da privatizzazioni negli anni passati «non permetterebbe di compiere quello scalino, di dare quel segnale» nel percorso della riduzione del debito, che «l'Ue e i mercati attendono». Ha spiegato il ministro. È l'annuncio che il governo andrà avanti con le privatizzazioni annunciate e con altre perché rappresentano uno «strumento non soltanto per ridurre il debito, ma anche per l'efficientamento delle imprese». Ma ha garantito che le prossime operazioni saranno fatte mantenendo il controllo pubblico.
Una doccia fredda per il Pd (e anche per le imprese) è arrivata sulla riduzione del cuneo. Padoan ha di fatto sposato la linea della Commissione europea sintetizzata nei giorni scorsi dal capo della direzione generale Economia e affari finanziari Marco Buti. Qualsiasi intervento per ridurre il costo del lavoro, aveva spiegato il dirigente dell'esecutivo europeo, dovrà essere a costo zero.
Il ministro ha spiegato che il taglio del cuneo fiscale, annunciato anche dal premier Paolo Gentiloni, è allo studio, ma si tratta di capire quali sono le risorse a disposizione e dove verranno collocate perché ogni riduzione di tasse credibile ha bisogno di «coperture credibili». Tradotto: se non ci deve essere un aumento dell'Iva, impossibile tagliare imposte e contributi sul lavoro.
Il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato ha riferito che il Pd ha espresso la contrarietà
del partito all'inclusione della riforma del catasto nel Pnr. Ma quella sulla casa sembra l'unica vera vittoria della sinistra sul ministro. Insieme al ritorno a un fisco in stile Dracula, con la minaccia dei pignoramenti.
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