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Il Pd per riconquistare la sinistra svende la cittadinanza ai migranti

Matteo Orfini spiega l'agenda di governo spostata a sinistra per evitare ulteriori fughe di parlamentari e iscritti dal Pd: "Sullo ius soli pronti a mettere la fiducia"

Il Pd per riconquistare la sinistra svende la cittadinanza ai migranti

Il Pd di Renzi comincia a guardare a sinistra. La scissione dei vari Speranza e Bersani preoccupa un po' il Giglio Magico renziano e non tanto per l'addio in sé, che limitando i litigi renderà più serena l'atmosfera piddina, ma per i voti che potrebbe portarsi via. I sondaggi parlano di una forchetta che va dal 4% al 12% per la "Cosa Rossa" che potrebbe nascere e che rischia di drenare voti dal paniere del Partito Democratico. Facendolo arrivare dietro ai grillini alle prossime elezioni.

È per questo che il presidente del Pd, Matteo Orfini, nel pieno dell'organizzazione del congresso, ha deciso di rispolverare un vecchio cavallo di battaglia della sinistra. Un tema caro alle anime radicali del partito, un argomento che se messo in cima alla lista dei desideri e magari imposto nell'agenda di governo, potrebbe convincere qualche indecisa anima del Pd a rimanere nelle fila, lasciando col cerino in mano gli scissionisti. Parliamo dello Ius Soli, ovvero la cittadinanza agli immigrati che nascono nel Belpaese anche da famiglie clandestine.

In una intervista a La Spampa, Orfini ha illustrato l'agenda del governo dei prossimi mesi. E non c'è da stupirsi se a farlo non è stato chi di dovere, ovvero quel premier Paolo Gentiloni che un giorno e l'altro pure giura fedeltà al suo partito per non far irritare il principe di Rignano sull'Arno. Per il Pd in questo momento conta più il futuro del partito che il Paese. "Ora ci sono priorità che il governo deve portare avanti", ha detto perentorio Orfini: stop alle privatizzazioni, legge per "correggere" i voucher, l'istituzione di una commissione d'inchiesta sulle banche e ius soli, da approvare anche con la fiducia. Come a dire: "Compagni, è tornata la sinistra. Non lasciate il partito".

Via libera allo Ius Soli

E infatti Orfini si dice anche speranzoso di poter " riportare sui propri passi anche Rossi e Speranza... finché non c'è stato un annuncio ufficiale è mio dovere tentare: considero la non partecipazione al congresso come qualcosa di diverso da un abbandono". Margini di manovra forse ce ne sono, soprattutto dopo la decisione di Michele Emiliano di candidarsi alla guida del Pd e lasciare alla deriva gli altri due scissionisti. Tornare a parlare dei temi cari alla sinistra (un po' meno ai renziani) potrebbe convincerli? Difficile dirlo. Ma Orfini ci prova.

E quindi rispolvera "la funzione delle grandi imprese pubbliche" al posto delle privatizzazioni, vorrebbe ""rimettere mano alle norme oggetto dei referendum della Cgil" (ovvero i voucher) e infine si dice pronto a togliere dal cassetto del Senato la norma dello Ius Soli: "Un governo forte e autorevole come il nostro - dice Orfini - di fronte a italiani lasciati senza diritti, può pensare ad aiutare l'approvazione con la fiducia".

Il messaggio lanciato dal presidente Pd non è da poco. Porre la fiducia su un tema come lo Ius Soli potrebbe in qualche modo costringere tutti a votare a favore del governo, anche i malpancisti della maggioranza e della minoranza interna. Sullla cittadinanza agli immigrati sono quasi tutti d'accordo, forzare la mano può dare un aiuto considerevole all'unità del partito.

Non è un caso, infatti, che nei giorni scorsi la presidente della Camera, Laura Boldrini, abbia lanciato un messaggio in questo senso al Pd, ricattandolo. Molti dei provvedimenti cari alla sinistra estrema sono arenati al Senato, come lo ius soli, il reato di tortura, la riforma della giustizia, la legge contro l'omofobia, la delega sulla lotta alla povertà. Tutti temi che ora Renzi pensa di usare a sua volta per tenere buona la minoranza Pd. E magari riuscire a trovare punti di accordi per alleanze future con i nascituri movimenti alla sinistra del partito.

La reazione dell'opposizione

Non ci sta però il centrodestra a guardare da lontano un Pd che gioca con la cittadinanza italiana per puntellare dissensi interni. Il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini annuncia "barricate dentro il Parlamento" qualora il Pd provasse a mettere la fiducia sullo ius soli, dicendosi pronto anche ad un referendum abrogativo. Per Elvira Savino, capogruppo di Forza Italia in Commissione Politiche della Ue alla Camera, la scelta di Orfini è "inaccettabile" visto che gli italiani hanno altri "veri e seri problemi" cui pensare. Annagrazia Calabria (Fi) aggiunge il carico da 90, repuntando "impensabile" che una "maggioranza sgretolata dalle faide interne" possa imporre al Parlamento "l'approvazione di una legge sbagliatissima". Maurizio Gasparri, invece, chiede al premier Gentiloni di "smentire l'ipotesidi fiducia" paventata da Orfini: "Siamo disposti a tutto per non far passare un principio sbagliato e incostituzionale. Prima i cittadini, prima gli italiani. Le priorità sono il lavoro, la sicurezza, un fisco meno vessatorio, lo stop all'immigrazione clandestina".

Messaggi negativi arrivano anche dall'interno della maggioranza di governo.

Per bocca di Maurizio Lupi, infatti, Area Popolare spiega che "questa legislatura non è stata un monocolore Pd": "Se Orfini reggente pensa che in questi otto mesi le priorità siano l'approvazione dello ius soli, l'aumento delle tasse, la dichiarazione anticipata fine vita e l'interruzione del processo di liberalizzazione - dice Lupi - allora si faccia il suo bel partito di sinistra con Sel e con altri" e "se li voti lui certi provvedimenti".

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