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Ricordo di Matteoli, politico del dialogo che vedeva lontano

Ricordo di Matteoli, politico del dialogo che vedeva lontano

È trascorso un anno dalla scomparsa di Altero Matteoli, parlamentare per oltre trent'anni, ministro nei quattro governi Berlusconi e uomo militante di partito, sempre dalla stessa parte: a destra. Un autorevole protagonista della destra politica dialogante, moderna, aperta, mai inciucista. La destra del Msi, di An, del Pdl, di Forza Italia e del centrodestra senza trattino. Credo che il miglior modo per ricordare la figura e l'impegno di Matteoli sia ribadire questa sua coerenza politica.

Matteoli ha creduto nella forza del bipolarismo e dell'alternanza centrodestra-centrosinistra e si è sempre prodigato per l'unità del primo avendo ben chiaro che senza altrettanta coesione tra le forze politiche avversarie il sistema sarebbe imploso. È quanto, in effetti, è accaduto in Italia, dopo le elezioni del 4 marzo.

Matteoli, naturalmente, è stato un convinto assertore della centralità del ruolo dei partiti e ha vissuto con preoccupazione la loro lenta dissoluzione. Pur consapevole che il modello dei partiti politici, nato nel Novecento, dovesse cedere il passo a una nuova organizzazione più agile e sintonica con i moderni mezzi di comunicazione, per Matteoli essi dovevano essere ancora la «stanza di compensazione e di mediazione» tra eletti ed elettori, che «non può essere sostituita - diceva - dai clic in rete che prescindono dai necessari approfondimenti».

Le sue convinzioni politiche erano fortemente radicate e mai si è lasciato attrarre da talune tendenze che si sono manifestate negli ultimi tempi in una parte del centrodestra, con cui manteneva aperto un fitto dialogo. Va detto con chiarezza, Matteoli non era un sovranista, tanto meno un populista, e non lo sarebbe mai diventato. Ha sempre creduto nella prospettiva dell'Europa dei popoli consapevole della necessità di imprimere una svolta all'Ue dominata dai burocrati ma condivideva il principio della cessione di sovranità nazionale come presupposto e condizione per far nascere una vera Unione europea politica. Aveva impegnato il suo tempo, in particolare gli ultimi mesi, affinché la destra si aprisse senza paura a quanti, delusi, non si riconoscevano nella sinistra per evitare che si lasciassero trascinare dalle forze neo populiste. Era favorevole al rinnovamento di Forza Italia se fondato su sperimentate capacità politiche e non su improvvisazioni, né sulla logica del «togliti tu che mi ci metto io».

Non è semplice immaginare come Altero Matteoli avrebbe reagito al voto del 4 marzo che ha sconvolto il sistema politico. Chi lo ha frequentato nel quotidiano, può avanzare solo l'ipotesi che avrebbe vissuto con sofferenza questo impervio passaggio senza rinunciare a dare il suo contributo per far uscire la politica dal guado in cui si è infine cacciata. Di certo, mancano al mondo politico la prudenza di Matteoli, il suo equilibrio, la sua capacità di ascolto e mediazione, il suo vedere lontano, doti apprezzate da amici e avversari.

di Sebastiano Teramo,
già portavoce del ministro Altero Matteoli

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