Coronavirus

Riders in rivolta: i portapizze a rischio

I negozi contro i tabaccai: aperti perché portano soldi allo Stato

Riders in rivolta: i portapizze a rischio

Se esiste un rischio di contagio nei negozi, nei bar e nei ristoranti, esisterà lo stesso rischio da qualsiasi altra parte. O no? E invece, nel decreto del governo, si salvano certe attività a scapito di altre. Il giorno dopo l'ultimo decreto sul Coronavirus che ha chiuso negozi, bar, ristoranti e tutte le attività commerciali non strategiche, il leader della Lega Matteo Salvini critica il governo Conte su Radio 24. «I medici chiedono di chiudere tutto ciò che non è strategico. Il decreto non è completo. Gli operai sono in rivolta e si chiedono: ma noi siamo cittadini di serie B?», ha affermato, aggiungendo che andavano chiusi anche i tabaccai: «I tabaccai non sono strategici». Ma per il governo sì, visto quanti soldi entrano nelle casse dello Stato dai monopoli di Stato. Come dice il campione del mondo di Formula 1, Lewis Hamilton, sul fatto che anche la F1 continua ad andare avanti: «Il denaro è re». È così, i soldi vincono su tutto. «Molte fabbriche stanno chiudendo spontaneamente, faremo altre proposte perché serve più rigore e più fermezza. Il decreto non basta aggiunge Salvini -. Non lo dico da capo del primo partito dell'opposizione». Il presidente nazionale della Federazione italiana tabaccai Giovanni Risso precisa però: «Le tabaccherie sono la rete di prossimità fondamentale per la cittadinanza. Conte ha di fatto sottolineato il ruolo sociale di noi tabaccai e la funzione di presidio del territorio delle nostre tabaccherie». E il senatore M5s Danilo Toninelli rompe la consegna autoimposta: «Ma Salvini sa che i tabaccai assolvono funzioni importanti, come le marche da bollo, il bollo auto, la vendita di biglietti del pullman, del tram, della metro?».

E Confesercenti fa luce su qualche contraddizione: «Rimangono dubbi sulle agenzie di viaggio, sulle imprese di ristorazione non esplicitamente nominate dal decreto, sui servizi d'asporto in loco e a domicilio, sulle attività ricettive con servizio di ristorazione, come anche per i bar-tabacchi e ancora molti altri casi».

E anche i rider (i fattorini) protestano per i rischi che corrono e invitano i clienti a non ordinare più cibo a domicilio. «Noi ci fermiamo! Invitiamo le/i riders ad astenersi dal servizio fino a tutta la durata dell'ordinanza restrittiva».

Così su Facebook l'associazione Riders Union Bologna.

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