Riforma bancaria, Visco a Palazzo Chigi

Summit con Padoan e Renzi su «aggregazioni» e credito cooperativo

Fabrizio RavoniRoma Due numeri, di per sé non molto significativi (visto l'andamento globale delle borse), ma che fotografano l'efficacia dell'azione di governo. Sono passate da poco le 13 e Palazzo Chigi mette sul sito il comunicato che dà notizia del «vertice» tra Renzi, Padoan ed il gotha della Banca d'Italia. In quei momenti, la Borsa di Milano perde il 3,41%.La nota della Presidenza del Consiglio esalta «la grande collaborazione, sintonia ed attenzione» fra le autorità competenti (all'incontro non è presente la Consob). «Nella convinzione che le misure passate e future del legislatore aiuteranno alcune banche italiane nel processo di aggregazione quanto mai necessario». La Borsa chiude lasciando sul terreno il 4,83%.Il riferimento alle «aggregazioni», poi, suona quasi ironico. Gli ispettori di Bankitalia avevano più volte suggerito la fusione fra la Banca Etruria e la Popolare di Vicenza. Soluzione bocciata dal cda della banca di Arezzo; e condivisa dalla stessa Maria Elena Boschi in Parlamento (il papà votò contro quell'aggregazione). Ed ora Palazzo Chigi sponsorizza le aggregazioni bancarie.Dopo le critiche dei giorni scorsi (Renzi sarebbe contrario ad una conferma di Visco), la Banca d'Italia ha accettato quindi la «comparsata» a Palazzo Chigi pur di offrire l'immagine di «compattezza» fra le istituzioni finanziarie. O almeno, così, l'ha voluta presentare Palazzo Chigi; anche se non è da escludere che durante il vertice alla Presidenza del Consiglio si sia parlato più della riforma delle Banche di credito cooperativo che di andamento dei titoli bancari in Borsa.È difficile pensare che durante quella riunione a porte chiuse la Banca d'Italia si sia fatta da portavoce dei mal di pancia della Banca centrale europea a proposito dell'eccessivo ricorso alla flessibilità di bilancio, applicata dal governo in materia di conti pubblici.Indiscrezioni di stampa parlano di irritazione di Mario Draghi a riguardo. Irritazioni abbastanza scontate: le scelte di bilancio fatte dall'Italia lo espongono alle critiche soprattutto tedesche per la politica monetaria che sta portando avanti. A Francoforte, in modo più o meno palese, gli viene rimproverato di favorire la gestione del debito pubblico italiano, tracimando così (secondo i suoi oppositori interni) dall'imparzialità dell'incarico.In altre parole, ogni intervento di Renzi a favore di una maggiore flessibilità di bilancio è una punzecchiatura a Draghi.

Il presidente del Consiglio lo sa, ed anche ieri ha ribadito che «l'Europa è una grande occasione se abbandona la strada dell'austerity ed imbocca quella della flessibilità».Mario Draghi, però, è uomo troppo esperto per rispondere alle provocazioni. Ha fatto studi ed esperienze internazionali. Ma soprattutto ha studiato dai gesuiti. Il cui motto originario era «Perinde ac cadaver».

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