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Riforma Madia, furbetti del cartellino sono licenziabili: via libera dal governo

La riforma della pubblica amministrazione prende forma: in presenza di abusi provati sarà possibile licenziare nel giro di 30 giorni

Riforma Madia, furbetti del cartellino sono licenziabili: via libera dal governo

Con l'approvazione del consiglio dei ministri alla riforma della pubblica amministrazione non sarà più possibile strisciare il badge e lasciare il posto di lavoro. I furbetti del cartellino hanno ora vita breve. Nel giro di 30 giorni dagli abusi provati sarà possibile il licenziamento.

Dopo una lunga maratora il risultato è stato raggiunto ma rimangono alcune incertezze. Mentre i decreti bis sulle società partecipate, i furbetti del cartellino e i licenziamenti sono stati avviati, vanno alla prossima settimana quelli sui dirigenti medici delle Asl.

Secondo tema, come scrive Repubblica.it, quello delle spa in capo agli enti locali, che risponde e tiene conto della sentenza della consulta che prevede l'intesa con le Regioni: sono state ritoccate le scadenze per la sforbiciata alle partecipate. Così come è saltata la short-list da cui i presidenti di regione devono pescare i manager della sanità. Nulla è invece cambiato per le espulsioni lampo riservate a chi trucca le presenze sul posto di lavoro pubblico, un atto che porterà in tempi certi e brevi, un mese, i furbetti alla porta.

Secondo i dati del ministero nel 2015 sono stati 280 i lavoratori licenziati, in crescita di quasi un quarto rispetto all'anno prima. La gran parte (108) ha interessato gli assenteisti. Probabilmente l'annuncio della stretta si è fatto sentire, anche se la sanzione massima prevista viene applicata solo ad una piccola parte dei procedimenti disciplinari aperti (oltre 8mila). Queste le novità del pacchetto Madia, che, con tutta probabilità, sarà diviso in due diversi Cdm, posto che la riforma degli statali deve essere presentata entro il 28 febbraio.

Entro il 30 giugno gli enti pubblici dovranno presentare dei piani in cui mettere nero su bianco le partecipazioni da eliminare perché fuori dai nuovi target (fatturato sotto un milione di euro, più amministratori che dipendenti). Rispetto al testo originario, entrato in vigore a settembre, c'è una proroga di tre mesi, per venire incontro alle richieste delle regioni che probabilmente non hanno molta voglia di tagliare i propri rami. C'è anche un ammorbidimento della regola sull'amministratore unico, non sarà un decreto a stabilire quando derogare e fare un cda, ma basterà una delibera, seppure motivata, dell'assemblea. Più tempo anche per adeguare gli statuti alle novità, fino al 31 luglio. Resta lo scoglio della soglia del milione di euro di fatturato che gli Enti locali vorrebbero abbassare a 500mila euro.

È affidata ai contratti la formula per colpire chi salta il lavoro ammalandosi, con sospetta puntualità, di lunedì o venerdì. Nel mirino anche i casi di assenze collettive in periodi sensibili. Inoltre per frenare il fenomeno saranno messi tetti a fondi per premi laddove risultino tassi di assenteismo sopra la media. La competenza sugli accertamenti passa dalle Asl ai medici dell'Inps, con la creazione di un polo unico per pubblico e privato. Grazie a un sistema informatico avanzato le visite saranno mirate.

Più chiari i casi di licenziamento, da quelli per scarso rendimento, fino alla cronica condotta illecita, qualora ci sia profilo penale. I tempi per arrivare a decidere sulla sanzione si riducono da quattro a tre mesi e a un mese per tutti i casi di flagranza, viene quindi estesa la procedura sprint applicata ai furbetti del cartellino (con sospensione entro
48 ore e rischio licenziamento anche per il dirigente che si gira dall'altra parte). Per gli statali resta intatto l'articolo 18, con reintegra e risarcimento nei casi di ingiusta espulsione.

Ma vizi formali, cavilli giuridici, non potranno determinare l'annullamento della sanzione.

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