Riforme, verso l'intesa nel Pd

Si lavora agli emendamenti. La minoranza: "Ci sono le condizioni per un accordo". Le opposizioni contro il presidente del Senato: "No alla tagliola"

Riforme, verso l'intesa nel Pd

Pare sia vicino un accordo tra governo e minoranza Pd sulla riforma del Senato e sul tanto contestato articolo 2 che riguarda l'eleggibilià dei senatori.

"Ci sono le condizioni per un’intesa", dicono dal Partito democratico, secondo cui alla base dell'accordo ci sarebbe "l’apertura fatta ieri in direzione da Renzi": "Ci sono stati i primi contatti nel gruppo Pd per un’intesa sul Comma 5 art. 2 per garantire il ruolo dei cittadini nella scelta dei senatori".

Domani alle 9,30 il Senato riprenderà la discussione generale sulla riforma costituzionale. La minoranza dem per il momento non ritira tuttavia i 17 emendamenti sottoscritti in
tutto da 28 senatori. Tre emendamenti riguardano l'articolo 2 della riforma, gli altri, invece, le funzioni del futuro Senato e i poteri di verifica e di controllo, "mutilati dalla Camera" rispetto al testo approvato dal Senato.La maggioranza, dal canto suo, presenterà meno di 10 proposte di modifica entro domani alle 9, quando scadono i termini. Considerando che - minoranza a parte - le opposizioni annunciano battaglia, difficile che si vada al voto a breve. Sulla tanto discussa ammissibilità dell'emendamento dell'articolo 2 del ddl Boschi il presidente del Senato Pietro Grasso potrà esprimere la propria decisione soltanto in aula quando l'articolo verrà discusso, come prevede l'articolo 97 del regolamento.

Intanto lo stesso Pietro Grasso ha ha contingentato i tempi degli interventi, riducendoli a 10 per ogni senatore allo scopo di poter concludere il dibattito entro domani sera, come deciso dalla conferenza dei capigruppo. Per questo è stato contestato dalle opposizioni che lo hanno accusato di aver ceduto alle "minacce" che il premier Matteo Renzi gli avrebbe rivolto ieri.

"Vi sono limiti invalicabili che nessuna revisione costituzionale può superare", ha però avvisato il presidente del Senato, "Paradossalmente, anche una riforma della Costituzione può rivelarsi incostituzionale se viola quei valori immodificabili e supremi su cui la carta stessa si fonda: vale a dire se cessa di essere, come deve in ogni momento e situazione, argine agli abusi del potere e garanzia del patto costituente che affida sempre al popolo la prima e l'ultima parola".

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