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La rivincita di Grasso e Treu i superstiti di Senato e Cnel

Entrambi sono stati salvati dal "No" al referendum. L'ex ministro ora è il presidente dell'ex ente inutile

La rivincita di Grasso e Treu i superstiti di Senato e Cnel

Roma - Se fosse un film sarebbe intitolato La rivincita dei dinosauri. Senato e Cnel, due istituzioni che il referendum costituzionale del dicembre scorso avrebbe dovuto estinguere, sono tornate alla ribalta della politica, centrali persino per quel Matteo Renzi che aveva messo la prima firma sulla loro soppressione.

Palazzo Madama ha trovato un suo spazio come problem solver del pasticcio legittima difesa. Il disegno di legge entrato alla Camera dei deputati per iniziativa della Lega Nord e poi snaturato, riempito di nonsense - come la possibilità di sparare solo in ore notturne - e anche sgrammaticature. Ora tocca ai senatori metterci una toppa. Circostanza che non è sfuggita al presidente Pietro Grasso, che ieri ne ha subito approfittato per ricordare quanto sia importante il bicameralismo perfetto. «Diciamo meno male che c'è il Senato, se dobbiamo intervenire su questo tema. Staremo a vedere le proposte». Chiaro il messaggio. La seconda carica dello Stato non entra nel merito della legge, ma i senatori potranno farlo. E non mancheranno di inserire un po' di buon senso in un testo che ha scontentato tutti.

Compito tutto sommato facile, anche perché dietro c'è un motivatore d'eccellenza, il segretario in pectore del Pd Matteo Renzi. Il desiderio di superare il pasticcio, nato tutto dentro il suo partito, è più forte della spinta riformista che fino a sei mesi fa gli aveva fatto abbracciare un modello di rappresentanza monocamerale corretto (se al referendum fossero passate le riforme il Senato sarebbe diventato una Camera delle regioni).

Ma c'è un altro organo costituzionale che ha gradualmente risalito la china in questi cinque mesi, da ente inutile a centro di elaborazione di un politica che il governo in carica considera molto importante. Il Cnel, Consigio nazionale dell'Economia e lavoro - che in caso di vittoria del Sì al referendum la riforma costituzionale avrebbe cancellato definitivamente e radicalmente - da ieri ha un nuovo presidente: Tiziano Treu. Personalità di prestigio, ex ministro del lavoro ed ex commissario straordinario dell'Inps prima di Tito Boeri. Nomina del Consiglio dei ministri di ieri, ma tutta renziana. Treu ai tempi del referendum era schierato con l'ex premier per il Sì, quindi per l'abolizione dell'istituzione che da ieri presiede. Segno che il consiglio comunque dovrà cambiare, come del resto chiedono da tempo gli attuali vertici. A meno che Treu non sia stato chiamato come liquidatore.

Ipotesi poco probabile. La decisione di ieri è solo il punto di arrivo della rimonta del Cnel. Nel Def, il documento di economia e finanza del governo, una delle principali novità è anche farina del sacco del Consiglio che ha sfiorato l'abolizione. Nei prossimi anni l'andamento dell'economia nazionale non sarà misurata solo attraverso il Pil ma anche con il Bes, indicatore del benessere equo e sostenibile.

Ad elaborare le metodologie del nuovo indicatore negli anni scorsi è stato il Cnel insieme all'Istat, in primo luogo con l'ex presidente Enrico Giovannini.

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