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Roberto Fiore: "Il governo siriano ha documenti che dimostrano la presenza di foreign fighter italiani con Isis"

Il resoconto della missione politica della Alliance for Peace and Freedom in Siria: "Aiuto europeo fondamentale per il raggiungimento della pace in Medio Oriente"

Roberto Fiore: "Il governo siriano ha documenti che dimostrano la presenza di foreign fighter italiani con Isis"

L'onorevole Roberto Fiore è appena tornato dalla Siria. Una missione politica, come ci tiene a spiegare, per dimostrare il proprio sostegno al governo di Bashar Al-Assad. Una missione di quattro giorni dove ha potuto incontrare i più importanti rappresentanti del governo siriano.

Onorevole, è appena tornato dalla Siria. Da chi è stato accompagnato?

Sono stato in Siria con una delegazione dell'Apf, l'Alliance for Peace and Freedom, un partito europeo composto da 12 movimenti e partiti. Di questo partito fanno parte parlamentari europei, nazionali e anche regionali. L'Alliance for Peace and Freedom, della quale sono presidente, è stata presentata lo scorso ottobre.

Siete andati di vostra spontanea volontà o siete stati invitati?

Siamo stati invitati dal governo siriano, dal partito Baath e dal Partito Nazionalista Sociale Siriano (Ssnp). In Siria abbiamo potuto parlare con i ministri più importanti del governo, con il presidente della Camera e con i rappresentati del partito Baath e Ssnp.

Perché siete stati invitati?

Il motivo per cui il governo siriano cerca una sponda in noi è che c'è un'assenza totale di sponde europee. I siriani hanno ottimi rapporti con alcuni Stati del Medio Oriente e con la Russia, ma un aiuto europeo è fondamentale per il raggiungimento della pace e della stabilità in Medio Oriente.

Come si è sviluppata la vostra missione?

I nostri incontri sono iniziati in Libano. Gli Stati che stanno lottando per ottenere la stabilità in Medio Oriente sono infatti il Libano, la Siria e l'Iran. Il Libano, tra l'altro, è già stato in parte occupato dall'Isis. L'Occidente non capisce che lo Stato islamico sta arrivando nel Mediterraneo. Un'alleanza europea, secondo una visione politica intelligente, è necessaria per stabilizzare il Medio Oriente.

Avete parlato anche di foreign fighter con i rappresentanti siriani?

Noi abbiamo potuto vedere faldoni e documentazioni del Ministero dell'Informazione che documentano le identità dei foreign fighter europei e arabi. Non è il nostro compito quello di andare a tessere delle relazioni di intelligence con la Siria, ma dovrebbero farlo i nostri ministeri perché in quei faldoni ci sono le identità di coloro che possono portare il caos nelle nostre città. Succede per esempio a Ásotthalom, in Ungheria, dove i clandestini salafiti passano indisturbati. Almeno in un caso, i clandestini hanno raccontato di voler raggiungere Bologna perché, come del resto ha scritto anche l'Isis, quella è una città fondamentale per insediarsi in Italia e colpire il nostro Paese perché ha anche una rete ferroviaria che porta agevolmente a Roma.

Qual è il messaggio che, grazie a questa missione, vuole lanciare all'Europa?

Io vorrei rilanciare il loro messaggio: la Siria combatte una battaglia per la civiltà, è uno Stato dove le religioni hanno potuto convivere liberamente e contribuire al bene comune. La comunità siriana si difende casa per casa. Quando ero lì jo potuto vedere migliaia di giovani combattenti in divisa schierati strada per strada che controllavano che le autobomba non entrassero in città. Damasco, prima della guerra, era una città di sei miliioni di abitanti. Ora ne ha nove perché, con spirito fraterno, sta accogliendo tre milioni di rifugiati. Il Libano ne ha accolti un milione e duecentomila. Gli arcivescovi locali desiderano che i cristiani rimangano in Siria. Non si può e non si deve abbandonare questa Nazione per diventare schiavi di qualche scafista. Il rischio è che i siriani perdano la propria identità e che il mondo abbandoni un popolo che vuole lottare contro i criminali dell'Isis.

Quali sono le condizioni dei cristiani siriani?

I cristiani di Damasco stanno bene e sono attivi nell'aiutare i siriani che, dal nord, raggiungono la capitale. Damasco, va detto, ora è più tranquilla rispetto a qualche anno fa: i bombardamenti non si sentono, e quando si sentono sono però molto lontani. Il campo profughi palestinese, invece, è colpito dall'Isis. I cristiani insistono nel voler rimanere in Siria.

Chi c'è dietro l'Isis?

L'Isis è, senza ombra di dubbio, aiutato dall'Arabia Saudita, dal Qatar e dalla Turchia.

Molti, inoltre, parlano di un coinvolgimento degli americani.

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