"Roma minaccia per l'Europa". Bocciatura totale del governo

Mentre in pubblico tra Juncker e Renzi sembra scoppiare la tregua, un report dell'Ue punta il dito su debito e spesa

"Roma minaccia per l'Europa". Bocciatura totale del governo

Roma - Strette di mano, baci e abbracci in pubblico. Problemi non risolti e distanze difficili da colmare appena si scende dalla ribalta. La sostanza dei rapporti Italia-Ue non cambia. Roma resta una osservata speciale. Sotto schiaffo perché il debito pubblico non diminuisce come dovrebbe, la spesa pubblica non viene tagliata mentre l'economia resta al palo. Una bomba a orologeria che mette a rischio gli equilibri di tutto il Continente.La visita romana del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker è coincisa con l'uscita della «Relazione per paese» di Bruxelles. Mentre Juncker a Roma lodava l'Italia per gli immigrati e per il sostegno alla sua impostazione pro crescita, la stessa Commissione bocciava l'Italia. Anche perché «data la sua centralità nella zona euro» è «fonte di potenziali ricadute sugli altri Stati membri».Giudizio sostanzialmente negativo per il governo. Sui tagli alla spesa, ad esempio. «Gli obiettivi di risparmio per il futuro sono stati nuovamente ridimensionati». C'è la promozione delle riforme, ma meno netta rispetto alle aspettative. In particolare sul Jobs Act, vero punto di forza dell'esecutivo Renzi. La riforma del lavoro non basta perché il vero problema dell'Italia, cioè la produttività, non viene scalfito: «L'attuazione delle politiche attive del mercato del lavoro continua a porre problemi e la riforma della contrattazione collettiva accusa un notevole ritardo».Sul fronte dei conti pubblici non è cambiato niente rispetto al rapporto del 2015. Ed è una brutta notizia perché quando tra qualche giorno arriverà il giudizio sugli «squilibri», si terrà conto anche dei progressi non fatti.La novità è l'enfasi sul debito italiano, «estremamente elevato» e che per questo «rappresenta un notevole onere economico e una fonte di vulnerabilità», si legge nel rapporto della Commissione. Per il 2016 si prevede che «il saldo primario strutturale peggiori toccando un livello non in linea con una riduzione adeguata del rapporto debito/Pil». Un equilibrio instabile, che potrebbe saltare se i mercati cominciassero a non credere più alla capacità del governo di fare le riforme.Secondo il country report, insomma, i «disaccordi maldestri» tra Roma e Bruxelles, per usare le parole di Juncker, non sono stati superati. I problemi ci sono ancora, come emerge dalla risposta italiana, arrivata a stretto giro di posta. Il report, secondo fonti del ministero dell'Economia «trascura gli interventi realizzati per allentare gli oneri tributari». E il rischio di contagio «è inferiore rispetto» al passato.A favore dell'Italia restano praticamente solo le dichiarazioni. Ad esempio sull'immigrazione Juncker ha riconosciuto «una condotta esemplare».

Poi sul position paper inviato da Roma a Bruxells nel quale si chiede un maggiore sforzo per la crescita. Senza dubbio un documento «pro Europa», che «dà coraggio». Poco per segnare un cambiamento nei rapporti tra Italia e Ue.

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