Ruba l'arma al vigilante. Lo accoltella e si uccide

Sangue alla stazione Tiburtina, guardia giurata grave. Indagini Digos sullo straniero

Ruba l'arma al vigilante. Lo accoltella e si uccide

Roma - Terrore alla stazione metro Tiburtina. Lo riconosce, poi si avventa su di lui con un coltello a serramanico. Lo colpisce almeno due volte alla gola, gli sfila la pistola dalla fondina, una Glock calibro nove, e si uccide.

Mentre Massimo Petrini, 58 anni, crolla a terra in un lago di sangue, il suo aggressore, congolese di vent'anni, si fa esplodere la testa davanti a decine di pendolari terrorizzati. Ricoverato in codice rosso al policlinico Umberto I per le gravi ferite alla carotide, la guardia giurata dell'Istituto di Vigilanza dell'Urbe non sarebbe in pericolo di vita.

«È stato sottoposto a intervento chirurgico, ha perso molto sangue e la prognosi resta riservata» spiegano, però, i medici. Succede tutto alle 17,19 di ieri davanti ai tornelli della linea B, quella che dallo snodo ferroviario porta in direzione Rebibbia-Casal Monastero.

Il tunnel è zeppo di passeggeri. L'uomo, un giovane africano sulle prime non identificato, punta dritto verso Petrini. Secondo i colleghi lo straniero sarebbe una vecchia conoscenza per gli addetti alla sicurezza. Uno sbandato dei tanti che si aggira tra la metropolitana e il centro commerciale sul piazzale tiburtino. La vittima lo avrebbe più volte sorpreso senza biglietto oppure intento a scavalcare le barriere per entrare senza pagare. L'ultima volta Petrini lo avrebbe bloccato e allontanato. Una storia che convince solo in parte gli uomini della squadra mobile e della Digos, che hanno immediatamente preso visione delle registrazioni dalle telecamere di sorveglianza per capire la dinamica dell'accoltellamento. Non solo. Sulle prime fra gli investigatori c'era stato il sospetto di un'azione terroristica e che, fallita per la reazione della guardia giurata, il presunto jihadista abbia preferito togliersi la vita. Tanto che la polizia cerca anche di ricostruire il percorso che l'avrebbe portato in Italia.

Sul posto anche gli uomini della scientifica che hanno effettuato i rilievi. In particolare, oltre alle due armi rinvenute accanto ai corpi, sulla mano dell'aggressore. Oltre ai residui di polvere da sparo, evidenziati dalla prova Stubb, l'arto presenterebbe le bruciature tipiche del ritorno di fiamma nel caso di un colpo esploso a bruciapelo, a poca distanza. In questo caso alla tempia. Insomma, una vendetta finita nel peggiore dei modi. «Poteva fare una strage» i commenti dei viaggiatori in attesa che riprenda il servizio. Immediate le polemiche. «Che ci faceva il collega da solo in servizio senza giubbotto antiproiettile?» chiede in un comunicato Vincenzo del Vicario, segretario nazionale del Savip, il Sindacato Autonomo Vigilanza Privata.

«La Questura, che approva i servizi, sapeva che il collega è stato assalito quando si trovava solo? - prosegue -. Esistono, dunque, responsabilità dei delinquenti ma anche quelle di chi, in condizioni di rischio, ci manda allo sbaraglio».

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