Mentana: "Con il Sì in discesa il premier è disposto a sfidare chiunque"

Il direttore del Tg La7: "Quando uno insegue, bisogna acciuffarlo. Rai? Non ci metto becco"

Mentana: "Con il Sì in discesa il premier è disposto a sfidare chiunque"

Mentana, dopo il botto che ha fatto con il confronto Renzi-Zagrebelsky (8% di share), la Rai ha deciso di dedicare più spazio ai programmi sul referendum. Un'altra medaglia sulla giacca?

«Ma no, dai. Mi fa piacere aver messo a segno un bel colpo, ma non mi sento certo come la Settimana enigmistica che vanta innumerevoli tentativi di imitazione...»

Modestia a parte, sulla politica lei arriva sempre prima degli altri e quando fa qualcosa lei pare l'uovo di Colombo: poi tutti stanno a domandarsi come non ci avessero pensato prima...

«Non sempre quello che è sotto gli occhi di tutti poi si riesce a trasformare in un programma televisivo. Siamo riusciti a intercettare Renzi nel momento in cui, per recuperare terreno rispetto ai sondaggi che danno i Sì in discesa, sarebbe stato disponibile a sfidare chiunque. Anche il più forte tra gli esponenti del No, come Zagrebelski».

Insomma ha fiutato il momento giusto...

«Quando c'è uno che insegue, bisogna prenderlo al volo. Come con Berlusconi dieci anni fa quando per recuperare terreno era disposto a qualunque confronto e venne fuori lo scontro epocale con Diliberto, che alla fine giovò a entrambi».

Invece la Rai si è mossa con la lentezza di una tartaruga e l'unico programma politico che le è rimasto in prime time, Politics, sta agonizzando.

«Lungi da me parlare della concorrenza. Faccio solo notare che mancano ancora due mesi al referendum e il campionato è ancora lungo e imprevedibile. Chi segue il ciclismo sa che è negli ultimi trenta chilometri che si gioca la gara, anche se uno scatto al primo chilometro diventa importante ai fini della vittoria. Ho visto che c'era la possibilità di partire e ci ho provato».

La Rai corre ai ripari anche perché ha uno «sponsor», il governo e Renzi, che punta tutta la continuazione della sua esistenza sull'esito positivo del referendum...

«Non ci metto becco. Dico solo che ci sono molte questioni che non c'entrano nulla con Renzi».

Ora, nelle prossime settimane il suo obiettivo sarà non farsi travolgere dalle cannonate della Rai? In vista del referendum la tv di Stato si appresta a varare sul primo canale tre puntate straordinarie in prime time, gli ultimi tre mercoledì di novembre, e una striscia quotidiana subito dopo il Tg1. In più trasformerà Politics su Raitre in una tribuna...

«Noi faremo la nostra parte con il mio figlio professionale prediletto, che è il TgLa7, con il nuovo format Referendum: Sì o No e con gli altri programmi della rete».

Altri confronti di fuoco come quello tra Renzi e Zagrebelsky?

«Anche. Ma la contrapposizione non deve essere una tassa. Certo è che, quando la materia è una consultazione referendaria a cui bisogna rispondere con un Sì e con un No, viene naturale apparecchiare dei confronti. Così il pubblico si appassiona alla materia e non è necessario che ogni volta la trasmissione si trasformi in una zuffa con colpi sotto la cintura».

In effetti Zagrebelsky in certi tratti metteva ko per la noia...

«È lì che sta il bello: il pubblico ha seguito lo stesso, nonostante i discorsi a volte troppo tecnici».

Come mai una rete relativamente così piccola come La7 riesce a raggranellare tutti quegli spettatori affrontando argomenti così ostici?

«Per tre buoni

motivi: perché abbiamo più agilità di palinsesto e minori rigidità rispetto a un colosso come la Rai, perché campiamo praticamente solo di informazione e perché questo tipo di programmi costa molto meno rispetto agli altri».

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