Sì al permesso, se Fido sta male

Legittimo concederlo ai lavoratori con un animale in difficoltà

Sì al permesso, se Fido sta male

Non solo per assistere un parente malato, oggi è possibile richiedere un permesso retribuito al datore di lavoro anche per assistere il proprio animale domestico che necessita di cure mediche. Perlomeno questo è quanto l'Università La Sapienza di Roma ha recentemente concesso ad una propria impiegata, donna, single, convivente con un cane e senza nessuno a cui poter delegare l'assistenza del proprio «miglior amico». L'animale domestico ha dovuto sottoporsi ad un intervento chirurgico a causa di un'improvvisa paralisi della laringe e la prognosi era di due giorni di riposo, in cui avrebbe dovuto sottoporsi a frequenti controlli del veterinario. La dipendente dell'ateneo romano, dopo una prima risposta negativa da parte dell'Università, ha perseverato nella sua richiesta, chiedendo aiuto alla Lega Anti Vivisezione (Lav). È così riferisce il presidente Gianluigi Felicetti che con l'aiuto dell'ufficio legale è stato possibile rintracciare alcuni precedenti della Cassazione che affermano che la mancata cura dell'animale domestico configura il reato di maltrattamenti degli animali, ai sensi dell'art. 544-ter del codice penale, punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. Per la Suprema Corte, la mancata cura del cane può costituire anche il reato di abbandono di animale, punito dall'art. 727 del codice penale con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro. La donna ha dunque argomentato la sua richiesta di permesso retribuito, accompagnando il certificato medico del veterinario, con la dichiarazione che, se avesse omesso di assistere il cane malato, avrebbe commesso un reato.

A quel punto l'Università ha concesso alla determinata lavoratrice un permesso retribuito, a norma di contratto collettivo dei dipendenti pubblici, per grave motivo famigliare e personale. La Lav ha così sostenuto che è stato compiuto un altro significativo passo in avanti che prende atto di come gli animali, non tenuti a fini di lucro o di produzione, sono a tutti gli effetti componenti della famiglia.

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