Sì alla quarantena per gli immunizzati. Ma la nuova stretta divide gli scienziati

Le linee guida del ministero alle Regioni dopo i casi di contagi tra medici che avevano ricevuto l'iniezione. Galli: "Basso rischio di reinfezione". Pregliasco: "È giusto mantenere le precauzioni"

Sì alla quarantena per gli immunizzati. Ma la nuova stretta divide gli scienziati

Anche i vaccinati dovranno mettersi in quarantena in caso di contatti con positivi. La linea indicata dal Ministero della Salute alle Regioni non fa eccezioni per nessuno, soprattutto dopo il caso dei tre medici positivi al Covid dopo aver ricevuto l'iniezione. Chi ha avuto la doppia dose di siero dovrà comunque rimanere confinato: dieci giorni di isolamento, poi un tampone molecolare di controllo. La quarantena si prolunga fino alla negativizzazione, se il tampone è positivo.

Una precauzione eccessiva o necessaria? I pareri degli esperti non sono uniformi e si aspettano indicazioni più precise nei prossimi giorni dal Cts. Resta il fatto che i vaccinati potrebbero essere comunque veicoli del virus. Quindi non è così immediato il rilascio di un patentino di immunità. Contrario all'isolamento post vaccino è Matteo Bassetti, il direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova già noto per le sue posizioni «permissive» e non conformi a quelle dei colleghi: «Non sono d'accordo con l'isolamento. Allora tutti noi sanitari dovremmo vivere in quarantena perché siamo sempre a contatto con Covid positivi». «Il protocollo che devono seguire i vaccinati - sostiene Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano - va riaffrontato alla luce del fatto che è stata superata la quota di un milione di immunizzati. Nei confronti dei vaccinati dobbiamo essere cautelativi, ma non possiamo imporre misure che non hanno senso».

Anche Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, ha qualche dubbio. «Sarei propenso a codificare un sistema che gestisca diversamente la quarantena nei vaccinati - suggerisce - Credo che il vaccino debba essere uno strumento che ci riporta il più rapidamente possibile verso una normalità. E la possibilità di infezione tra i vaccinati è estremamente inferiore». Quindi la precauzione potrebbe essere - gradualmente - abbandonata man mano che si prosegue con la campagna vaccinale. Per l'esperto «sarebbe utile, anche se complessa da attuare, la determinazione della presenza degli anticorpi nei vaccinati. Tra i medici questo si sta facendo. Generalizzarlo è più complicato, ma dobbiamo usare la vaccinazione anche in funzione della ripresa».

Più rigido il virologo dell'università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco, convinto dell'utilità della quarantena post iniezione così come dell'uso di mascherine e igienizzanti anche per chi è immune: «Non si può dire: io sono vaccinato e non ne ho bisogno. È necessario proseguire con tutte le precauzioni, perché non siamo certi della sterilizzazione del soggetto vaccinato: non sappiamo ancora, cioè, se oltre a essere protetto dalla malattia, sia anche al sicuro dal rischio di ospitare il virus e quindi di trasmetterlo».

Le precauzioni rigide sono necessarie anche per Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia del Sacco: «Anche dopo avere ricevuto la profilassi anti-Covid, se si dovesse essere positivi al virus certamente il pericolo di poter contagiare gli altri rimane. E non è ancora certo che il 'prodotto-scudo', oltre a proteggere dal rischio di malattia, eviti anche la possibilità di trasmettere l'infezione».

L'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana

di medicina personalizzata ne fa una questione di qualità del vaccino somministrato. «La necessità di una quarantena può dipendere dalla tipologia del vaccino somministrato, ma alle attuali conoscenze è meglio seguirla».

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