Sallusti e Guerri premiati a Mantova per i trent'anni della "Voce" di Bulbarelli

Motivazione: "Cultura civica che nasce dalla libera scelta e dal libero pensiero"

Sallusti e Guerri premiati a Mantova per i trent'anni della "Voce" di Bulbarelli
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Un premio per onorare la memoria di un grande giornalista: Rino Bulbarelli. A trent'anni dalla nascita della "sua" Voce di Mantova (8 aprile 1993), nasce un premio per ricordarne il contributo all'informazione mantovana e la figura di intellettuale. Per la prima edizione del premio, la cui cerimonia ha avuto come cornice la Rocca Palatina di Gazoldo , sono stati invitati due personaggi che possono ben rappresentare i due volti di Bulbarelli: il giornalista di razza e l'intellettuale libero ("premiati per meriti giornalistici e culturali" recita la motivazione del premio). Per la prima categoria stato scelto il nostro direttore Alessandro Sallusti. Per la seconda categoria Giordano Bruno Guerri, storico di chiara fama e da anni apprezzato responsabile del Vittoriale degli italiani di Gardone

Impossibilitato a presenziare alla cerimonia, Guerri ha delegato la direttrice artistica del Vittoriale, Viola Costa, a rappresentarlo. Quest'ultima ha ricevuto il premio dalle mani dell'assessore regionale all'Agricoltura, Alessandro Beduschi. A premiare Sallusti, invece, sono stati i figli di Bulbarelli: Auro (direttore vicario di Rai sport) e Paola (anche lei giornalista e ora consigliere regionale per Fratelli d'Italia). La cerimonia è stata l'occasione per tornare sulla figura di Bulbarelli, maestro di giornalismo per tante generazioni. E lo stesso Sallusti non è stato avaro nell'offrire ricordi e aneddoti sui suoi rapporti con il fondatore della Voce di Mantova (ora diretta da Alessio Tarpini). «Era il 1980 - ricorda Sallusti -. Bulbarelli mi chiamò per propormi la direzione della Gazzetta di Carpi. Ero così in ansia che arrivai all'appuntamento con un largo anticipo. E lo vidi arrivare a bordo della una Porsche nera». L'immagine di quell'auto e di quel giornalista di successo, ritornarono in mente a Sallusti all'indomani della sua prima «promozione» a direttore di una testata. «La prima cosa che feci dopo la mia investitura - racconta Sallusti - è stata quella di andare in un concessionario per prendermi anche io una Porsche nera». Il lavoro a Carpi, però, non andò in porto. I due giornalisti, durante il colloquio, si persero dietro una passione comune: il ciclismo. »Sapevo che Bulbarelli aveva conosciuto Fausto Coppi - ricorda il direttore del Giornale - e così lo tempestai da subito di domande. Finimmo per parlare solo di ciclismo».

«Nell'arco di quarant'anni di professione - hanno ricordato i figli di Bulbarelli nel consegnare il premio -, Sallusti ha dimostrato di sapere interpretare la propria missione al servizio dei

media con liberalità e indipendenza, con coraggio e passione, nella pura coscienza che dall'informazione sana e disinteressata possa scaturire quella cultura civica che si configura nella libera scelta e nel libero pensiero».

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