Immediata la reazione, soprattutto da sinistra. Salvini però non si scompone, anzi, qualche ora più tardi, salendo sui cingoli di una grande ruspa gialla, torna sull'argomento. «I campi rom vanno rasi al suolo, anche se la Boldrini si offende. Una chiacchierona buona solo alle spalle e con i soldi degli altri. Speriamo che si voti presto per mandarla a casa».
Da Montecitorio nessuna replica formale da parte della presidenta. Ma non c'è bisogno, sono in tanti a prendere le sue parti. A cominciare dal presidente del Senato Pietro Grasso, che via Twitter le manda un abbraccio. «Il dibattito politico - scrive - è un confronto tra idee e posizioni diverse, non offese personali e gratuite». Ma è Rosy Bindi a battere tutti sul tempo: «Le parole di Salvini - sostiene il presidente della commissione Antimafia - sono un volgare e inaccettabile insulto a chi rappresenta una delle istituzioni democratiche del Paese, ma colpisce anche la dignità di tutte le donne impegnate in politica».
Durissima, vibrante, pure la difesa della Boldrini da parte del suo partito, Sel. «Matteo Salvini - dice il capogruppo vendoliano alla Camera Arturo Scotto - si pulisca la bocca prima di parlare di Laura Boldrini. Il suo razzismo è fuori dalla Costituzione antifascista».
La vicinanza ufficiale del Pd nei confronti della terza carica della Repubblica invece risulta più freddina, automatica, ha insomma un qualcosa di dovuto e protocollare. Roberto Speranza, capogruppo alla Camera, parla di «parole senza senso, alla Boldrini la solidarietà, mia e di tutti deputati del Partito democratico». Marina Sereni, vicepresidente di Montecitorio, se la prende con il leader leghista. «C'è chi fa politica offendendo persone e istituzioni, perché sa fare soltanto quello. E per Matteo Colaninno «anche oggi lo stupidario di Matteo Salvini si è arricchito dell'ennesima sparata a sproposito», mentre Pina Maturani lo definisce «un attacco volgare e inaccettabile che avvelena il clima quando servirebbe senso di responsabilità».
Dorina Bianchi, Ap, la butta sul femminismo. «Dietro gli insulti di Salvini il vuoto. Alle sue metafore rozze e volgari siamo ormai abituati.
Oggi scopriamo anche una sottile vena di misoginia, che lo conferma un denigratore di professione. Le donne hanno cambiato spesso il volto della storia, mostrando più coraggio di molti uomini». E Raffaello Vignali, Ncd: «L'attacco personale non è mai giustificato».MSc
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