Salvini: «Governissimo» E pressa l'altro Matteo

Il leghista: faccia un passo decisivo. Pd e 5s contrari. Fi-Fdi: «Al voto». Carfagna dice sì

Pier Francesco Borgia

Il coronavirus come una minaccia alla stabilità democratica del Paese. Uno spettro che richiamerebbe all'unità nazionale come all'epoca della «non sfiducia» teorizzata da Giulio Andreotti nel '76 per il primo governo di solidarietà nazionale. Oggi serve un cambio di passo continuano a dire come in un diffusore stereo i due Mattei. Il primo (Renzi) critico con la gestione della comunicazione governativa nell'emergenza virus. Il secondo (Salvini) disposto ad abbassare i toni propri di chi è all'opposizione in favore di un aiuto «costruttivo» che permetta all'Italia di uscire dalla palude della stagnazione economica. «Se qualcuno ha idee e coraggio si faccia avanti - scrive sulla sua pagina Facebook il leader del Carroccio -, altrimenti se mancano idee e coraggio, si faccia da parte. Questo è ciò che chiede il popolo italiano». Sostanzialmente il ragionamento da cui partono i due Mattei è lo stesso: la constatazione dell'inadeguatezza di Conte. «È del tutto evidente - è il ragionamento di Salvini - che il mondo sta dimostrano con le sue risposte che il modo in cui il nostro governo sta affrontando l'emergenza è inadeguato. Questo non vuol dire che noi pensiamo a inciuci». Per Ignazio La Russa (Fdi) a muovere Salvini in questa apertura al governissimo di «salute pubblica» è dimostrare che dice cose di buonsenso e che insomma «non è il diavolo». La posizione più difficile, semmai, spiega ancora il senatore di Fratelli d'Italia è quella del leader di Italia viva. «Se non si fa il governissimo, Renzi che fa? - si chiede - Sarà costretto a fare marcia indietro e dire abbiamo scherzato»? Renzi però torna a gettare acqua sul fuoco. Nega ogni commento e dice: prima usciamo dall'emergenza, poi parliamo del governo. Ed è lo stesso Salvini a pressarlo, a questo punto. Vuole stanarlo per vedere se è in grado davvero di arrivare alle estreme conseguenze dei suoi mugugni contro Conte. Secondo Salvini un cedimento di Renzi scioglierebbe probabilmente le riserve che finora pongono gli altri partiti di opposizione. Ma Giorgia Meloni (FdI) frena: «Conte deve andare a casa, ma bisogna subito tornare al voto». E Antonio Tajani confemra: «Forza Italia è compatta contro il governissimo e disponibile solo per il voto anticipato», posizione che isolerebbe ancora di più la Carfagna nella sua apertura a un governo di «responsabili».

Ovviamente è impensabile un voto anticipato in un momento come questo ma grillini e piddini sono tutt'altro che tranquilli e gettano acqua sul fuoco. Il governo? Lavora bene, spiega Vito Crimi, diventato portavoce dei Cinquestelle. Per Francesco Laforgia (Leu) l'apertura del leader leghista è soltanto un modo per «uscire dall'angolo in cui si è cacciato dopo il Papeete». Il nervosismo in casa Pd è più che evidente. Basti vedere le reazioni piccate di esponenti di primo piano come il vicesegretario Andrea Orlando («nessuna emergenza potrebbe giustificare un'alleanza con la Lega») e Goffredo Bettini («l'unità d'azione nell'emergenza è un dovere di tutti. La formazione di un governo è una scelta politica»).

«Di fronte a una simile emergenza - spiega il deputato Maurizio Lupi, presidente di Noi con

l'Italia - Salvini ha avanzato soltanto una proposta di buon senso. Un conto è andare in Europa a chiedere maggior flessibilità con una maggioranza rissosa, un altro conto è farlo con un governo di tutte le forze politiche».

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