Un fantasma si aggira nei prati di Pontida: il M5s. L'alleato non alleato, il «compagno» che non c'è, il partner di governo nominato una volta sola, per il resto è come se la Lega governasse da sola. Se chiedi ai leghisti dei 5s ti senti dire che «non sono alleati, tra noi e loro c'è solo un contratto». Per i militanti il patto con Di Maio «non è il massimo ma mettiamoli alla prova, poi tra sei mesi tiriamo le somme». Basta non nominargli Fico, «quello lì doveva andare con la Boldrini». Il popolo leghista, più blu sovranista che verde padano, esplode quando Salvini lancia l'avvertimento al presidente della Camera: «Se i porti si chiudono o si aprono lo decide il ministro dell'Interno». Comunque, a parte i grillini alla Fico e gli Spadafora al gay pride, «non riusciranno a farci litigare con i nostri compagni di governo, ho trovato nei dirigenti 5 Stelle persone oneste, coerenti e con la voglia di cambiare il Paese». Fine dello spazio riservato ai 5s nel raduno, anche se nei capannelli dei big leghisti il riferimento al M5s è d'obbligo quando si accenna alle prossime nomine delle società pubbliche.
Una Pontida tutta per Matteo Salvini («un capitano, c'è solo un capitano» il coro che lo accoglie, invece del tradizionale «Padania padania»), una Pontida di governo «ma con la Lega con un ruolo egemone», spiega un dirigente di lunghissimo corso. I governatori di centrodestra, da Toti al siciliano Musumeci, sul palco, i pullman da tutta Italia, gli striscioni «Il Molise con Salvini» e «Coordinamento di Vibo Valentia» in prima fila, raccontano il cambio avvenuto nel Carroccio e nel centrodestra. Se la Lega nazionale è cosa fatta, Salvini ora pensa quella internazionale: «Una Lega delle leghe che metta insieme tutti i movimenti liberi, sovrani. Quando si muovono i popoli cambiano la storia, far cadere il muro di Berlino sembrava impensabile, il prossimo muro che faremo cadere sarà quello di Bruxelles», dice il ministro, che guarda alle Europee del 2019. «Saranno un referendum fra l'Europa delle élite, della finanza, e l'Europa dei popoli» spiega il leader che sfida la Ue sul patto di stabilità, lo «zero virgola imposto da Bruxelles vale zero» se per rispettarlo bisogna rinunciare «al futuro dei nostri figli». Salvini per le Europee, banco di prova anche dei rapporti di forza col M5s, immagina una lista comune con gli altri movimenti euroscettici e sovranisti europei, un progetto che curano i suoi spin doctor e sul quale a Bruxelles aveva già lavorato l'ex eurodeputato ora ministro Fontana. Il leader consiglia di non dare retta ai sondaggi che danno la Lega oltre al 30% («li fanno apposta, teniamo i piedi ben piantati a terra»), però è già convinto di aver fatto «più noi in un mese che altri in sei anni», e di avere davanti a sé una lunga stagione: «I compagni se ne facciano una ragione, governeremo l'Italia per i prossimi trent'anni».
La ricetta è nota: cancellare la legge Fornero «ingiusta, disumana e profondamente sbagliata», difendere la famiglia naturale «con una mamma e un papà», cancellare gli sconti di pena per assassini e stupratori, mettere fine al business dell'immigrazione e combattere «le schifezze mafia, camorra e 'ndrangheta», ridurre il carico fiscale con la flat tax. Un programma ambizioso, ma «Salvini può cambiare la storia d'Europa», assicura il suo numero due, Giorgetti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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