Politica

Salvini: no cittadinanza a Ramy. Giallo sulla fedina penale

Spuntano dubbi sul padre del 13enne egiziano Il ministro salta l'incontro: «Per ora non la può avere»

Salvini: no cittadinanza a Ramy. Giallo sulla fedina penale

Roma - Il caso Ramy sta diventando un problema per il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Da quando le dichiarazioni del bambino eroe dello scuolabus dirottato a San Donato Milanese hanno assunto una connotazione politica, il vicepremier ci sta andando con i piedi di piombo. Del resto lo ius soli è un tema spinoso per il leader leghista. Quando Ramy lo ha chiesto, Salvini aveva replicato con asprezza («Se lo vuole, si candidi»), poi sembrava tornato su più miti consigli. Fino a ieri, quando ha chiarito che al momento non ci sono elementi per concedere la cittadinanza.

Una presa di posizione dura, arrivata dopo l'altrettanto dura controreplica del ragazzino di origini egiziane che dopo il suo atto di coraggio vorrebbe diventare italiano a tutti gli effetti: «Dopo tutto quello che è successo volevo vedere cosa avrebbe detto Salvini se tutti i ragazzi fossero morti. Adesso che tutti lo ringraziano è grazie a me, non perché è bello. Io sono nato qui e da sempre voglio fare il carabiniere. Di Maio vuole darmi la cittadinanza, io mi fido di lui». Così Ramy ha stuzzicato a distanza il ministro dell'Interno, annunciando che stava per affrontare l'argomento direttamente con lui al Viminale, dicendo addirittura all'agenzia Agi: «Sto salendo da lui». Visita immediatamente smentita dall'entourage di Salvini. Probabilmente il vicepremier ha preferito prendere tempo. Non solo per evitare il rischio di spettacolarizzazione dopo il clamore mediatico legato alla partecipazione del ragazzino e del suo compagno di scuola Adam a Che tempo che fa, la trasmissione di Fabio Fazio, ma anche per verificare se ci sono i presupposti per concedere al bambino la cittadinanza per meriti eccezionali, dal momento che questa si estenderebbe anche ai suoi familiari. Il problema è proprio questo e ieri Salvini ha spiegato chiaramente perché sta frenando: «Quando si tratta di cittadinanze non ci deve essere nessuna ombra e nessun dubbio, e purtroppo al momento ombre e dubbi ce ne sono. Se qualcuno la cittadinanza non l'ha chiesta e non l'ha ottenuta dopo 20 anni, fatevi una domanda e datevi una risposta», ha detto Salvini riferendosi al fatto che la cittadinanza si estenderebbe anche ad altri membri della famiglia di Ramy, tra cui il padre, in Italia da qualche decennio. E che evidentemente c'è qualcuno in famiglia che non ha la fedina penale pulita.

Per dare la cittadinanza, dice Salvini, non ci devono essere dubbi e sospetti di nessun tipo. E per il momento ce ne sarebbero. Un problema che non sembra preoccupare il vicepremier Luigi Di Maio, che anche in questo caso approfitta, come ultimamente fa sempre più spesso, per differenziarsi da Salvini.

Il leader M5s considera assurdo «strumentalizzare» il ragazzo e ritiene che la cittadinanza gli vada concessa «per aver portato avanti una azione di merito civile».

Commenti