Salvini non ferma lo scontro: "Di Battista? Lo mando a c..."

Se la prende con l'ex deputato, mentre prepara un beach-tour al Sud per prendersi gli elettori grillini

Salvini non ferma lo scontro: "Di Battista? Lo mando a c..."

Tra uno spritz e un Dj set sulla spiaggia, Salvini non dimentica di litigare con i Cinque stelle, alla vigilia del voto sul dl Sicurezza bis che metterà alla prova la maggioranza. La discussione stavolta riguarda Di Battista, con cui Salvini ha un conto aperto da tempo, fatto di attacchi e insulti reciproci («Bugiardo, dici stupidaggini», «Chiacchierone tropicale, sei il vacanziero più pagato al mondo»). Il descamisado M5s è l'esponente di punta della sinistra grillina, l'ala più ostile all'abbraccio di governo con la Lega a cui indirizza fendenti un giorno sì e l'altro pure. «Non lo so perché Salvini mi deve attaccare sul personale. Mi rispondesse quando lo attaccò sulla viltà rispetto ai Benetton, alla nazionalizzazione di autostrade, ai tradimenti rispetto al Tav e a Radio Radicale. Mi rispondesse su questo. Non me ne frega niente dei cocktail, facesse quello che vuole, si ubriacasse il sabato sera» gli ha rinfacciato Di Battista. In risposta Salvini, che ieri ha lasciato Milano Marittima dopo 9 giorni di vacanza con il figlio per andare a chiudere la festa della Lega di Colico (Lecco), ha preannunciato che è sua intenzione «mandare a cag... Di Battista».

Non che sia una novità, però dà un'idea del clima tra Lega e M5s. Dopo settimane di zuffe sulla Tav, sulla riforma della giustizia, sulle coperture della flat tax (che per Di Maio sono «un mistero»), sulla poltrona di Toninelli al Mit (che Slavini vorrebbe togliergli), sull'autonomia che il M5s vuole affondare, la strana alleanza gialloverde è chiamata alla prova di tenuta al Senato, dove i numeri sono precari.

Il leader della Lega non sembra preoccupato: «Domani (oggi, ndr) sarò in Senato per il voto sul decreto sicurezza bis». C'è la maggioranza per la fiducia? «Non lo so, non mi sono ancora informato. Ma lo farò nel pomeriggio». Tutti infatti scommettono che la crisi è rimandata all'autunno, quando ci sarà da fare i conti con la legge di bilancio, lì non si potrà più giocare con le parole. Le distanze restano enormi. I provvedimenti che il M5s vuole inserire nella manovra, come il salario minimo, vanno in una direzione contraria rispetto a quella della Lega. Salvini l'ha detto l'altra sera alla festa leghista di Cervia (dove è stato intervistato dal direttore del Tg2, fatto che scatena il Pd a chiedere spiegazioni all'ad della Rai). «Il taglio delle tasse è la prima grande priorità di questo Paese perché se non tagli le tasse alle imprese il salario minimo chi lo paga? Molti di questi salari rischierebbero di fare chiudere tante piccole e medie imprese». A questo ha aggiunto i soliti ultimatum ai compagni di governo. «O i Cinque stelle ci danno una mano a migliorare il Paese o lo miglioriamo da soli. Finché ho certezza che il governo può fare le cose le faccio. Ma sei i no diventano più dei sì...», ha aggiunto, lasciando sospesa la frase. Quindi l'evocazione del voto anticipato come unica soluzione all'ostruzionismo pentastellato. Anche questo, una minaccia già ripetuta decina di volte: «Al governo, o c'è una squadra compatta per fare quello che serve agli italiani, o la forza la chiederemo agli italiani». Gli ultimi giorni prima dello stop dei lavori parlamentari prevedono anche un round sulla mozione grillina anti-Tav, altro nervo scoperto del governo. Ma pure su questo Salvini non sembra preoccupato.

Anzi, ha già organizzato un beach-tour estivo in una serie di località di vacanze del centro sud, da mercoledì fino a ferragosto: da Anzio a Taormina passando per Abruzzo, Molise, Puglia e Calabria. Ex feudi M5s dove la Lega vuole crescere, magari sottraendo voti proprio a Di Maio.

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