Salvini sfida la Chiesa: "Fesso chi paga la luce?" Aperta un'inchiesta

L'elemosiniere del Papa diventa un caso diplomatico: rischia un'indagine per furto

Salvini sfida la Chiesa: "Fesso chi paga la luce?" Aperta un'inchiesta

Roma Se da una parte gli abitanti dello stabile occupato di Roma ai quali l'elemosiniere del Papa ha riattivato personalmente la corrente elettrica sono pronti ad autodenunciarsi per sostenere quello che considerano un gesto di giustizia sociale, dall'altra il blitz del cardinale Konrad Krajweski continua a far discutere. Soprattutto Matteo Salvini, che dopo aver esortato il prete di strada voluto dal Pontefice a pagare anche i 300mila euro di arretrati, continua a criticarlo. «Ma allora tutti gli italiani che pagano le bollette, mutui, stanno in case popolari, sono fessi?», chiede il vicepremier intervenendo su Radio 24. Salvini esorta il Vaticano ad aiutare chi è in difficoltà «magari partendo da chi non occupa abusivamente una casa o un palazzo».

Risposte che suor Adriana, la missionaria laica che si è battuta per il ripristino dell'elettricità nel palazzo coinvolgendo l'elemosiniere del Papa che si è calato in una botola e ha riattaccato la luce violando i sigilli, non si aspettava: «Il ministro venga qui a conoscere le storie drammatiche di queste persone», dice esortando Salvini a ritrovare un po' di umanità. Per suor Adriana sono le «istituzioni a dover rispondere ad un problema così grave e diffuso». «L'occupazione - sostiene - è diventata una norma perché non c'è più possibilità di sopravvivenza».

Ma intanto il gesto «umanitario disperato» (come lo ha definito l'Osservatore Romano) del cardinale, rischia di trasformarsi in un'accusa di furto di energia elettrica dopo che la Areti spa, la società del gruppo Acea che gestisce la rete di distribuzione, ha presentato alle forze dell'ordine un esposto contro ignoti per la violazione dei sigilli della cabina elettrica. L'indagine verrà avviata non appena la denuncia arriverà in Procura. Ma intanto tutte le 450 persone che vivono nell'edificio, coordinate dall'associazione Spin Time, sono pronte ad autodenunciarsi per dimostrare la loro vicinanza all'elemosiniere che si è esposto in prima persona per aiutarli e che si è anche offerto di pagare le bollette dal momento in cui è stato riattaccato il contatore. Utenze che anche gli inquilini dicono di essere disposti a pagare qualora le autorità decidessero di intestarle a loro carico a canone sociale. «Il contratto è ancora intestato alla società, per altro ad uso ufficio, quindi molto più alto, e noi non possiamo pagare debiti di altri», spiegano. In assemblea, ieri, si è parlato della disponibilità degli inquilini a pagare il dovuto. Ma servirebbe regolarizzare la loro posizione, spiega Andrea Alzetta, leader di Action e re delle occupazioni abusive a Roma. «Vogliamo pagare, ma vorremmo avere un titolo per farlo. Stiamo lanciando una petizione. Per pagare le bollette è necessario avere la residenza, ma qui non l'abbiamo perché l'articolo 5 del decreto Lupi/Renzi lo impedisce. Il sindaco Orlando ha fatto una deroga, vorremmo accadesse anche qui e porteremo le firme alla sindaca Raggi».

Maurizia, una donna che vive nel palazzo da sei anni, racconta che in passato avevano chiesto invano la possibilità di rateizzazioni. «Non ci hanno mai ascoltato», denuncia. L'unico ascolto è arrivato da padre Konrad che ha riattaccato la corrente dopo che per una settimana le persone sono rimaste al buio. «La Chiesa non può sostituirsi a chi dovrebbe risolvere i problemi dell'emergenza abitativa», insiste l'inquilina.

Il gesto del religioso è stato determinante per chi, come Sabina, 50 anni e gravi problemi respiratori, senza luce rischia la vita. «Non respiravo e ho avuto paura di morire. Sono stati giorni pericolosissimi. Mi è venuta a mancare la terapia, io sono attaccata h24 alla macchina di ossigeno».

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