Il giorno dopo l'escamotage dialettico vagamente pirandelliano con cui è stata sgonfiata la possibile crisi di governo sulla Torino-Lione, Matteo Salvini indossa convintamente i panni del pompiere. Il leader della Lega non vuole sentire parlare di legami logorati o spezzati nella maggioranza e in particolare di un «divorzio» tra lui e Luigi Di Maio, la strana coppia che tanto ha legato in questi mesi e su cui si fonda il governo gialloverde. Ma non accetta neppure di vedere dissolversi la Tav, destinata semplicemente a trasformarsi - nella sua lettura - in una mini-Tav o in una Tav Due. Un messaggio fondamentale per non rischiare di pagare il conto elettorale alle prossime Europee o alle regionali piemontesi, ma al contempo una rivendicazione dettata senza toni roboanti.
L'unica certezza è che il governo ha guadagnato altri sei mesi prima di dover prendere decisioni definitive sulle grandi infrastrutture. Quindi adesso deve sfruttare al meglio questo tempo e portare risultati concreti. Non a caso alla scuola di formazione politica della Lega annuncia: «Stiamo preparando i nuovi dossier economici, la flat tax da portare non solo alle imprese agli artigiani agli studi professionali ma alle famiglie». Sul fronte della comunicazione Salvini sceglie di mandare messaggi brevi e chiari. «Mai parlato di crisi. Io non cambio e continuo a ribadire che il governo va avanti fino alla fine». L'analisi costi-benefici resta negativa? «Ma se tagli le spese vedi che l'analisi può cambiare». «Con Telt ci siamo sentiti al telefono, abbiamo commentato la lettera». «Luigi Di Maio è persona seria, corretta, leale e coerente».
Il leader della Lega teorizza una sorta di effetto benefico generato dal braccio di ferro di questi giorni. «Se devi fare un tunnel devi capire come si fa un tunnel, io non lo so», ma sulla Tav «la discussione è servita perché sono certo che tutti gli amici al governo hanno capito che oltre alla Tav ci sono oggi 300 cantieri fermi da anni ed è un'emergenza nazionale sbloccare questi cantieri prima possibile, far lavorare le persone, far viaggiare auto e treni. Domani mattina ringrazierò il presidente del Consiglio dicendo che entro qualche giorno in Consiglio dei ministri deve arrivare un decreto urgente che sblocchi gli appalti, le imprese devono lavorare perché la sinistra li ha bloccati per anni. Conto che il premier Conte porti a giorni il decreto sblocca cantieri e il nuovo codice degli appalti. Conto che vedano la luce come decreti e non come disegni di legge». Il tutto condito da una frecciata all'opposizione: «Prima che si rianima facciamo 16 Tav».
Salvini si prepara anche alla riunione del consiglio federale della Lega di oggi a Via Bellerio che potrebbe rappresentare un'ulteriore tappa nella modifica del Dna del movimento. «Salvini vuole tenere a battesimo il partito egemone che copra e inglobi tutta l'area di centrodestra. Lui sarà lo speaker dei sovranisti italiani e quella cosa lì nascerà a maggio. Io sono solo un consigliere comunale di Varese. Da qui partii e qui sono ritornato» racconta Roberto Maroni al Fatto Quotidiano. «Non mi stupirei di vedere sulla scheda elettorale per le Europee un nome nuovo, anche se non mi sembra per il momento attuale la questione.
Salvini ha comunque già cambiato i colori, da verde a blu senza tumulti di piazza. Con Salvini non esiste più né il centro né la destra. Soltanto un'area sovranista che raccolga la moltitudine. E domani (oggi, ndr) ne avremo una conferma».
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