Quello forse si dimenticarono di cremarlo. L'infermiera Lucia Taroni e il medico Leonardo Cazzaniga, la coppia di amanti che avevano trasformato l'ospedale di Saronno in un'anticamera dell'obitorio mandando al Creatore una lunga serie di pazienti, sono accusati di avere ucciso tra gli altri Massimo Guerra, marito della Taroni, e Maria Rita Clerici, madre evidentemente non troppo amata della medesima, e di avere fatto subito cremare le due salme per evitare indagini future. Ma un altro morto per cui la coppia è sotto tiro non è finito nel forno inceneritore: e ora verrà disseppellito per capire se a causarne la dipartita siano stata cause naturali, o se anche questo decesso vada davvero messo nel conto della incredibile serie di «dolci morti» dispensate dalla coppia Taroni-Cazzaniga.
I resti che la Procura di Busto Arsizio ha ordinato di riportare alla luce sono quelli di Luciano Guerra, suocero della Taroni: ovvero il padre di Massimo Guerra, il marito che l'infermiera avrebbe - secondo le indagini - fatto fuori bombardandolo di farmaci inutili. Anche Guerra senior era citato nella denuncia anonima che due dipendenti dell'ospedale avevano inviato invano ai carabinieri (e che una infermiera metterà poi nero su bianco nell'esposto che dà il via all'indagine) per denunciare l'inverosimile serie di decessi che avevano colpito, nel giro di breve tempo, i familiari della donna: «Morti - si leggeva - che hanno colto in sequenza tanto ravvicinata quanto improvvisa i parenti più stretti di quella che in Ospedale è nota per essere colei che intrattiene una relazione extraconiugale con il dott. Cazzaniga», ovvero la Taroni. E in effetti la sequenza fa una certa impressione: il primo a morire, il 30 giugno 2013, è Massimo Guerra, il marito (peraltro violento, e sessualmente piuttosto brutale) dell'infermiera; il 23 agosto successivo muore, cadendo in una vasca di liquami, lo zio di Massimo, Nazzareno Guerra; il 20 ottobre muore Luciano Guerra, padre di Massimo; il 4 gennaio successivo tocca a Maria Rita, la madre dell'infermiera. Tutte morti che lì per lì non destano sospetti, neanche nel caso di Massimo Guerra, di appena 47 anni.
Il movente di questa serie di presunti omicidi non è chiaro: se la Taroni aveva in teoria qualche buon motivo per volersi liberare del marito, («guarda che essere violentati dal proprio marito è una cosa terribile», confidò a un'amica), non è chiaro perché avrebbe dovuto ammazzare la propria madre, a meno che non fosse davvero convinta di quanto trasluce nelle carte dell'inchiesta, e cioè che andasse a letto con suo marito.
E ancora più incomprensibile è perché avrebbero dovuto venire uccisi anche padre e zio di Massimo Guerra, se non per un odio che rimbalzando sul marito avesse investito la sua intera famiglia. Ma del resto neanche per gli altri delitti, i pazienti vecchi e sconosciuti fatti fuori in ospedale, si intuisce un movente se non quello messo a verbale da un collega di Cazzaniga: «Delirio di onnipotenza».
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