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"Savoini nello staff del ministro". Ma il tesserino smonta Buzzfeed

Spunta la testimonianza dell'avvocato Gianluca Meranda il quale afferma di essere stato al Metropol, mentre Buzzfeed pungola di nuovo la Lega sul ruolo di Savoini. Ma è una spy-story che continua a fare acqua da tutte le parti

"Savoini nello staff del ministro". Ma il tesserino smonta Buzzfeed

In questi giorni i media si sono sbizzarriti nel ricostruire i legami fea la Lega e la Federazione Russa. In particolare, l'intento è quello di sovrapporre Matteo Salvini alle attività di Gianluca Savoini e dell'associazione culturale Lombardia-Russa, o di spacciare quest'ultimo come un collaboratore diretto del vicepremier, come sta facendo Buzzfeed, che è tornato all'attacco parlando di una mail in cui Gianluca Savoini spiegava di essere parte della delegazione di Salvini come "membro dello staff del ministro".

In realtà, Savoini non fa parte formalmente "dello staff di Salvini" ma ha sempre partecipato alle iniziative - soprattutto a Mosca - in qualità di presidente dell'associazione Lombardia-Russa né ricopre all'interno del partito un ruolo specifico anche se è leghista da sempre. Infatti, come spiegato dallo staff del vicepremier "Savoini non era nella delegazione ufficiale del ministro dell'Interno partita dall'Italia. Idem il 17 e 18 ottobre 2018", date della successiva visita a Mosca. Anche al foro di dialogo Italo-russo del 4 luglio 2019, svoltosi presso la Sala Conferenze Internazionali della Farnesina, Savoini è accreditato come "Associazione culturale Lombardia-Russa" e non in qualità di collaboratore di Matteo Salvini. Savoini non ha mai fatto mistero delle sue idee e basta aprire il sito dell'associazione per capire di cosa si tratta: ciò non fa di lui un consigliere del vicepremier. È semplicemente il presidente di un'associazione che gravita attorno al partito ed è perfettamente naturale che venga invitato agli eventi in cui si parla di Russia o siano presenti rappresentanti del governo del Cremlino o lo stesso Vladimir Putin in persona.

Tutto è nato dall'inchiesta di Buzzfeed, il giornale del falso dossier sul Russiagate americano, secondo il quale, durante l’incontro del 18 ottobre all'Hotel Metropol di Mosca si sarebbe parlato anche dei soldi (65 milioni di euro) da far arrivare alla Lega in vista della campagna elettorale per le Europee, attraverso una triangolazione con l’Eni per la vendita di 3 milioni di tonnellate di petrolio dalla Russia all’Italia. Ad oggi non ci sono notizie né di rubli né di petrolio e sull'inchiesta del giornale liberal americano ci sono fortissimi dubbi. In attesa che la giustizia faccia il suo corso e accerti la verità sulla presunta corruzione internazionale (Savoini sarà ascoltato in Procura probabilmente già domani), nelle scorse ore è emersa la testimonianza dell'avvocato Gianluca Meranda. In una lettera inviata al quotidiano La Repubblica, Meranda sostiene che nell'incontro si parlava di "compravendite internazionali" e di "oil products", e che "nonostante gli sforzi delle parti", la trattativa non si perfezionò. "Apprendo quindi con stupore dagli organi di stampa - sottolinea l'avvocato - che questo incontro avrebbe indotto una Procura della Repubblica ad avviare un'inchiesta per reati come corruzione internaziobale o finanziamento illecito ai partiti. Confesso apertamente di non votare da più di 10 anni. Non mi sono mai occupato di finanziamenti ai partiti. Non ho mai avuto incarichi e non ho intenzione di cominciare proprio adesso".

Repubblica parla di "un nuovo, importante tassello nella storia dell'incontro avuto da Gianluca Savoini e altri due italiani con gli emissari russi la mattina del 18 ottobre 2018". Vicenda che muove "proprio dall'audio nel quale viene fatto riferimento a una presunta trattativa attorno ai 65 milioni di dollari di un affare petrolifero". Sempre secondo il quotidiano di Salfari, Salvini tradirebbe un "palese nervosismo". In verità, l'audio menzionato da Repubblica al momento non c'è: esiste solo la trascrizione, a tratti confusa e poco chiara, pubblicata sempre da Buzzfeed. Su Twitter, Alberto Nardelli, il giornalista che ha confezionato l’inchiesta per il giornale americano, ha pubblicato un estratto audio di 1 minuto e 38 attribuito a Gianluca Savoini che non dice assolutamente nulla se non una legittima opinione politica peraltro ribadita più volte anche in pubblico. Come mai il sito americano ha pubblicato un file tutto sommato ininfluente attribuito a Savoini e non ha diffuso altri estratti della conversazione durata circa un’ora e un quarto? Il file audio verrà pubblicato per intero? Perché, ad oggi, i fatti scarseggiano.

Come ha notato anche Fulvio Scaglione su L'Inkiesta, "tutta quella storia che Rosneft o Lukoil, compagnie petrolifere di Stato russe e tra le maggiori del mondo, farebbero così e cosà, vendendo il greggio sotto costo, e che l’Eni (amministratore delegato De Scalzi, nominato con il Governo Renzi e confermato con il Governo Gentiloni) lo comprerebbe invece a prezzo pieno, e la differenza se la papperebbero la Lega e i suoi amici russi, e tutto organizzato da Savoini… Per carità, se ne vedono di ogni. Ma in mancanza di prove concrete e non di sole parole, pare una cosa alla Totò e Peppino". Lo stesso Sergio Romano, ambasciatore a Londra, Parigi e Mosca, un diplomatico di lungo corso ed esperienza che la Federazione Russa la conosce meglio di chiunque altro in Italia, osserva che "in uno scenario infiammabile come quello italiano, l'interesse a sbarazzarsi di un avversario politico. Fino a quando non ci sono prove non credo che ci sia stato uno scambio di denaro fra la Russia e la Lega". Sul rapporto fra Savoini e Salvini, Romano afferma: "L'unica cosa che si può dire è che è stato il presidente di un'associazione di amicizia italo-russa e che Salvini abbia smentito rapporti di altra natura con lui".

Rubli o no, il problema per la stampa dem sembra essere un altro ed è di natura politica. Come ammette Maurizio Molinari, direttore del quotidiano La Stampa, "le rivelazioni di Buzzfeed pongono una questione politica: che cosa lega il vicepremier Matteo Salvini alla Russia di Putin". Secondo Molinari, "è un interrogativo che investe la credibilità del governo gialloverde rispetto agli alleati della Nato e dunque l'interesse nazionale del nostro Paese".

Proprio così: una questione politica e poco altro.

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