Scambiato per cinghiale, escursionista 18enne ucciso da una fucilata

Le associazioni contro la caccia all'attacco: «In Liguria non doveva essere già riaperta»

Scambiato per cinghiale, escursionista 18enne ucciso da una fucilata

Avrebbe compiuto 19 anni a fine ottobre e ieri mattina era andato a fare una passeggiata col suo cane nei boschi vicino a casa sua, in provincia di Imperia. Lui si chiamava Nathan Labolani, viveva ad Apricale ed è morto dissanguato dopo che un cacciatore gli ha sparato addosso scambiandolo per un cinghiale.

È successo tutto intorno alle 8, Nathan si trovava nella zona del rio Merdanzo dietro ad alcuni cespugli. Ad aprire il fuoco, con un fucile Winchester, è stato un 29enne di Ventimiglia: anche se la dinamica deve essere ancora ricostruita nei dettagli sembra che i colpi esplosi siano stati due e che una pallottola calibro 300 magnum abbia trapassato una spalla del ragazzo fermandosi poi nell'addome, dove gli ha causato gravi lesioni interne e un'emorragia. Che purtroppo si è rivelata fatale. Il posto infatti è difficilmente raggiungibile e i soccorritori hanno faticato ad arrivarci. È stato allertato anche un elisoccorso da Cuneo che ha trasferito l'equipe medica, ma non c'è stato nulla da fare: i tentativi di rianimazione sono stati vani e Nathan è deceduto un paio d'ore dopo essere stato ferito.

Successivamente sono intervenuti anche i carabinieri, i vigili del fuoco e il soccorso alpino. L'arma è stata sequestrata e lo sparatore, che aveva la licenza da un paio d'anni, dovrà rispondere di omicidio colposo. Da quanto si è capito dovrebbe essersi trattato di un incidente ma importanti saranno anche le testimonianze degli altri cacciatori: c'erano due squadre, una di Camporosso e un'altra di Perinaldo e stavano partecipando a una battuta al cinghiale.

Come sempre in questi casi, che si ripetono identici negli anni, l'episodio ha riaperto la polemica sulla caccia. In Liguria era stata riaperta da un paio di settimane e sul calendario venatorio la Lac (Lega per l'abolizione della Caccia) è andata all'attacco: «La legge statale 157/92 stabilisce che l'esercizio venatorio al cinghiale duri solo tre mesi e di norma possa svolgersi - alternativamente - o tra il 1° ottobre e la fine di dicembre, oppure tra il 1° novembre e il 31 gennaio. La Giunta regionale presieduta da Toti ne ha invece deliberato l'apertura fin dal 16 settembre con teorica possibilità di raggiungere il contingente degli esemplari abbattibili cacciando fino alla fine di gennaio, quindi 4 mesi e mezzo anziché i 3 permessi dalla normativa nazionale. Questa morte è solo la punta dell'iceberg di una pratica che ogni anno causa milioni di vittime animali e decine di vittime umane». Il presidente di Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) chiama in causa direttamente il governatore: «Vada il presidente Toti a spiegare ai genitori la morte del figlio, ha detto Lorenzo Croce -, vada lui a spiegare perché un ragazzo può morire così visto che proprio nei giorni scorsi si è vantato con la sua giunta di non aver fatto pagare la tassa per il primo anno ai nuovi cacciatori».

Cordoglio e vicinanza alla famiglia Labolani è stata espressa anche dall'onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista, che martedì scorso alla Camera ha presentato alcune iniziative legislative per limitare fortemente la caccia in attesa di poterla abolire del tutto: «Abbiamo appena finito di denunciare i danni enormi che la caccia infligge al patrimonio naturale e i rischi inaccettabili

cui espone chi vorrebbe semplicemente godersi in santa pace l'aria aperta. L'Italia è un Paese fortemente antropizzato, per la caccia non c'è posto: possibile che proprio gli amministratori locali non se ne rendano conto?».

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