A una prima impressione sembra che la Suprema corte di Bruxelles abbia dato ragione alla Francia, giustificando la legge per cui i maschi «che abbiano avuto rapporti omosessuali» non possono essere donatori di sangue. In realtà, invece, la Corte ha messo paletti alla magistratura francese, ovvero «occorre dimostrare che per queste persone esiste un alto rischio di contrarre gravi malattie infettive, come l'Hiv», e che il giudice dovrà valutare la situazione epidemiologica per verificare se «esista, in Francia, un alto rischio di contrarre gravi malattie infettive trasmissibili con il sangue». Si tratta, insomma, di limiti posti alla legge francese, piuttosto che una sua accettazione totale: anche se non sarà difficile per i magistrati dimostrare quanto richiesto, visto che tra il 2003 e il 2008 la metà dei nuovi contagi, oltralpe, riguarda uomini che hanno avuto rapporti omosessuali, con un tasso 200 volte superiore agli eterosessuali.
E qui arriva la seconda sensazione, che è di sorpresa. Non sapevo infatti (ma credo di non essere il solo) che (...)
(...) quella legge, in Francia, esiste da ben 32 anni. Ovvero da quell'orribilmente lontano 1983 in cui l'Aids si manifestò in tutta la sua virulenza suscitando panico nel mondo intero.
A quei tempi i gay venivano visti come dei veri untori, e ovunque venne accettata senza proteste ogni sorta di misura restrittiva, sia dell'attività ludica (per esempio la chiusura di molti club e dark room), sia sanitaria, come le trasfusioni.
Che niente della legge sulle trasfusioni sia cambiato da allora, nonostante le molte cure trovate che hanno limitato la mortalità della malattia, dimostra che il pericolo non è cessato.
E dimostra pure che i gay hanno accettato una sorta di discriminazione igienica. Forse proprio per questo si è alzato, allo stesso tempo, il livello di richiesta sui diritti civili: oggi, gli omosessuali francesi li hanno tutti, a partire dalla possibilità di contrarre matrimonio.
Questa accettazione del limite sanitario, purché vengano riconosciuti dei diritti effettivi, è una grande prova di equilibrio e maturità, sia dei gay francesi, sia della Francia. Il Paese dell'Illuminismo, laico e concreto, ragiona. Liberté , égalité , fraternité non ha mai significato che chiunque è libero di fare qualsiasi cosa per spirito di uguaglianza e di fratellanza.
Immagino che da noi, avendo sempre male illuminato i tre sacri principi, si griderebbe già alla discriminazione, con cortei, belle bandiere e polemiche a non finire.
@GBGuerri
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