Coronavirus

Scendono le terapie intensive dopo 41 giorni

Ieri 16.017 casi e 529 morti, cala l'incidenza (ma senza Sicilia). Variante inglese all'87%

Scendono le terapie intensive dopo 41 giorni

Un numero riscalda i cuori, nel bollettino di ieri: per la prima volta dopo 41 giorni torna a flettere il numero di posti occupato da pazienti Covid. Un calo minimo, da 3.721 a 3.716, favorito anche dall'elevato numero di morti, 529, tra i più alti dell'ultimo periodo, che hanno liberato nel modo più tragico molti posti d'emergenza. Epperò martedì scorso, 23 marzo, i morti erano stati ancora più alti (551) e le terapie intensive si erano comunque intasate di più (+36). Quindi guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Forse non batteremo il record di terapie intensive della prima ondata (i 4.068 del 3 aprile 2020) e della seconda ondata (i 3.848 del 25 novembre 2020).

Quanto ai contagi, il numero di ieri è di 16.017, più alto rispetto al giorno prima (12.916), ma parecchio inferiore rispetto al martedì precedente (18.765), che è il confronto più significativo. Un calo che si spiega anche con la défaillance della Sicilia, che ieri non ha comunicato i dati e li integrerà oggi. Considerando che l'isola martedì scorso ha conteggiato 751 contagi, possiamo stimare il calo da una settimana all'altra sui 2mila casi. Comunque non trascurabile. Il numero totale di casi dall'inizio dell'emergenza è di 3.561.012.

Naturalmente il calo influenza il dato mobile dei contagi settimanali, che passano da 150.331 della settimana dal 17 al 23 marzo ai 141.333 della settimana dal 24 a ieri, con un'incidenza rispetto a 100mila abitanti che scende da 252,06 a 236,97, ben al di sotto rispetto al limite di guardia di 250 fissato dal ministero della sanità. Naturalmente ci sono regioni «virtuose» e regioni in difficoltà. Sono sopra la media la Lombardia (277,96), l'Emilia-Romagna (308,91), il Piemonte (335,54), la Puglia (303,87), il Friuli-Venezia Giulia (351,85), la provincia autonoma di Trento (253,01) e la Valle d'Aosta (394,29). Tutte dovranno faticare per tornare arancioni.

Dei dati ospedalieri abbiamo detto: l'incidenza dei pazienti Covid rispetto ai 9.099 posti di terapia intensiva disponibili in tutta Italia scende leggermente, restando però sopra quota 40 (40,84) e soprattutto rispetto alla quota 30 fissata dal ministero come livello di allarme. Sono motle le regioni che sono sopra questo livello, prima tra tutte la Lombardia, che con 862 posti occupati rispetto ai 1.416 disponibili ha un tasso di occupazione del 60,88 per cento. Dietro ci sono le Marche (60,00), il Piemonte (58,76), la provincia autonoma di Trento (53,33), l'Emilia-Romagna (51,58), la Puglia (46,32), il Friuli-Venezia Giulia (45,71), l'Umbria (43,17), la Toscana (42,74), il Molise (41,03), il Lazio (40,19), l'Abruzzo (32,09), la Liguria (31,53).

Ormai il Covid nel nostro Paese è dominato dalle varianti. In particolare dal quella inglese, che, secondo la nuova indagine rapida condotta dall'Istituto superiore di sanità e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, raggiunge quasi l'87 per cento (esattamente l'86,7) con valori oscillanti tra le singole regioni tra il minimo del 63,3 per cento e il 100 per cento.

Molto meno significativa la variante brasiliana, la cui prevalenza è attualmente del 4,0 per cento mentre le altre monitorate sono sotto lo 0,5 per cento.

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