La sceneggiata dei sindaci ribelli: "Restituiamo la fascia Tricolore a Salvini"

S'infiamma lo scontro istituzionale sul dl Sicurezza. I sindaci ribelli: "Tutti regimi iniziati con una legge razziale". Salvini: "Dimettetevi voi"

La sceneggiata dei sindaci ribelli: "Restituiamo la fascia Tricolore a Salvini"

Antonio Decaro, presidente dell'Anci, deve avere un'idea tutta sua del "non polarizzare lo scontro" tra istituzioni. Mentre infatti giura di non avere "alcun interesse ad alimentare una polemica" con Salvini, dall'altra si dice pronto a "restituirgli la fascia tricolore". Non proprio un messaggio conciliante.

La querelle sul dl Sicurezza è esplosa ben oltre le più rosee aspettative dello scaltro Leoluca Orlando. Il primo cittadino di Palermo ha sospeso l'applicazione del decreto, diventando in poche ore capopopolo di una sorta di rivolta dei sindaci (di sinistra) contro il Viminale. Una ribellione politica, più che amministrativa. E lo si capisce dai toni dello scontro.

Breve riassunto. Orlando, il fiorentino Nardella e il napoletano De Magistris stanno seriamente pensando di rivolgersi a un giudice per "sterilizzare" gli effetti del decreto. Legittimo, per carità. Fino a ieri era una lite tra pochi sindaci e il Viminale, ma ora nella mischia si è infilata pure l'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci), che con Decaro si è schierata al fianco dei ribelli e ha istituzionalizzato lo scontro.

Fuoco e fiamme. Per Orlando "tutti i regimi sono iniziati con una legge razziale spacciata per sicurezza" (ogni riferimento a partiti e persone è voluto). Giggino mette Salvini e Toninelli nella "barca dell'indegnità". E Decaro invece si dice pronto a restituire la fascia tricolore al ministro dell'Interno qualora non convochi un tavolo per discutere del decreto. E Salvini? Il leghista, che negli scontri verbali sguazza volentieri, ricorda agli avversari che "la pacchia è finita", che se non rispettano la legge "ne risponderanno penalmente" o "di fronte alla storia" perché "chi aiuta i clandestini odia gli italiani". "Dimettettevi - attacca il leader del Carroccio ai suoi follower - Ragazzi siamo in democrazia e governano gli italiani".

Per carità, la posizioone critica dei sindaci è lecita. Decaro dice che non sanno come comportarsi se - non potendo iscrivere i migranti all'anagrafe - "non possiamo garantire loro i diritti basilari assicurati agli altri cittadini" e se, al tempo stesso, non possono rimpatriarli. A tutto si può trovare un rimedio, ovviamente, in fase di attuazione della norma. Il fatto è che le critiche dell'Anci si allargano poi anche al ridimensionamento degli Sprar e alla rivisitazione del modello di accoglienza, rendendo la bagarre un po' strumentale.

Tant'è che la mossa di Orlando e compagni non è piaciuta proprio a tutti. Diversi amministratori di centrodestra si sono schierati al fianco del ministro dell'Interno, non ravvisando le problematiche denunciate dai colleghi di sinistra. In una lettera a Decaro i primi cittadini favorevoli al dl hanno chiesto di non "strumentalizzare l'Anci" affinché l'associazione "non venga usata per sostenere le posizioni politiche di una parte del Paese".

Non solo. Anche la presidente dell'Anci Veneto, Maria Rosa Pavanello (del Pd), ha fatto notare che "un sindaco è tenuto ad applicare una legge anche quando non la condivide". Senza se e senza ideologie.

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