Schettino, riparte il processo L'accusa: "Dategli 27 anni"

Nel naufragio del 2013 morirono in 32. Il pm: "Ccà nisciuno è fesso Le colpe degli altri non cancellano quelle del comandante della nave"

Schettino, riparte il processo L'accusa: "Dategli 27 anni"

Ventisette anni di reclusione e tre mesi di arresto. È la richiesta dell'accusa contro Francesco Schettino, il comandante della Costa Concordia naufragata davanti all'isola del Giglio il 13 gennaio 2013 provocando 32 morti, nel processo di appello niziato ieri a Palazzo di Giustizia di Firenze. A richiedere un nuovo processo, nel settembre dello scorso anno, erano stati da un lato la Procura di Grosseto e dall'altro lo stesso comandante, che vorrebbe essere assolto dall'accusa per cui era stato condannato a 16 anni in primo grado.

Ieri la prima udienza si è svolta senza la presenza di Schettino, rimasto nella sua casa di Meta di Sorrento, a stretto contatto con gli avvocati Saverio Senese e Donato Lain, che lo descrivono «tranquillo come si può esserlo in questi casi». A presiedere il secondo grado il collegio della prima sezione penale di appello, con il giudice Grazia D'Onofrio, come presidente. Dopo la relazione del collega Grieco, e il rinvio ad altra udienza delle richieste della difesa, l'udienza è entrata nel vivo con l'esposizione della procura generale, rappresentata dal sostituto Giancarlo Ferrucci e dal pm di Grosseto Alessandro Leopizzi.

«Non conosco il napoletano, ma dico che 'ccà nisciuno è fesso», ha detto Ferrucci, mentre per Leopizzi «non si dica che la colpa è dell'ufficiale di guardia Ciro Ambrosio, che sostituiva Schettino mentre era a cena, al comando della plancia. La colpa è anche di Ambrosio (che ha patteggiato per questo, ndr). Ma questo non cancella le colpe di Schettino e comunque Ambrosio non porta mai la nave fuori dalla rotta». È vero che il sostituto avrebbe rallentato l'esecuzione dell'accostata al Giglio, costringendo Schettino che gli subentra ad andare più deciso. Ma per il pm il fatto che il comandante non sapesse dove era la nave è di per sé una colpa.

Alla difesa, che punta il dito contro le manovre del timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin considerandole «concausa non abbastanza considerata del disastro», Leopizzi replica dicendo che lo straniero fece un solo errore, nel non eseguire con rapidità l'ordine impartito dal comandante che gli chiedeva di virare di 20 gradi a sinistra per controbilanciare la velocità della poppa in rotazione. Una responsabilità che Jacon Rusli Bin ha già pagato nel patteggiamento.

Il pg al termine della requisitoria ha chiesto 27 anni di reclusione per Schettino e tre mesi di arresto per i reati di naufragio, omicidio e lesioni plurimi colposi, abbandono, false informazioni alla capitaneria, opponendosi alla richiesta della difesa di sentire nuovamente il cartografo Simone Canessa e la plancia di comando.

«In primo grado è stato fatto un inizio di giustizia - ha commentato l'avvocato Massimiliano Gabrielli, del pool Giustizia per la Concordia che difende diverse vittime -. Ma sul banco degli imputati non c'è Costa Crociere che ha creato il terreno per la tragedia messa in opera da Schettino».

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