Roma Il re è tornato. Il feretro di Vittorio Emanuele III ha lasciato Alessandra d'Egitto a bordo di un aereo militare per ricongiungersi, dopo 70 anni, a quello della regina Elena che, da Montpellier, è arrivata nel cuneese già da tre giorni. Riposano entrambi nel Santuario di Vicoforte. Ma il sonno è turbato da una polemica interna ed esterna a Casa Savoia che abbiamo ripercorso con Ugo d'Atri, presidente dell'Istituto Nazionale Guardie d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon (Ingortp).
Come è potuto avvenire il trasferimento senza il consenso di tutti gli eredi della famiglia reale?
«Me lo chiedo anche io, gli eredi sono 22 e a prendere questa iniziativa è stata la sola principessa Maria Gabriella, quindi dal punto di vista legale mi sembra una cosa non lecita».
Lei quando e come lo ha scoperto?
«Attorno alle ore 20 del 15 dicembre, l'ho saputo dai giornali e ho contattato il principe Vittorio Emanuele che era all'oscuro di tutto».
Da anni l'Ingortp cerca di riunire le salme dei reali morti in esilio al Pantheon, perché non è stato possibile?
«Perché nell'immaginario collettivo il Pantheon è il luogo dove si seppelliscono i personaggi illustri e nei confronti della Casa Reale pesa più d'un pregiudizio. Per la storiografia imperante e per l'intellettualità egemone Vittorio Emanuele III si è macchiato di colpe quali il fascismo, la guerra, le leggi razziali e la cosiddetta fuga a Pescara. Poi c'è una sinistra ancora piena di odio e di rancore e un centrodestra che preferisce prendere le distanze».
Lei come la vede?
«Per noi la questione è diversa, l'Italia ha avuto 156 anni di unità statuale, di cui 85 sono stati di Regno d'Italia. Mi sembra doveroso riconoscere che una parte significativa della nostra storia nazionale è rappresentata dai sovrani d'Italia, è un capitolo che si è chiuso, è come mettere un libro in uno scaffale».
Invece ci si è mossi alla chetichella
«In maniera clandestina, da carbonari, questo è il modo di seppellire Totò Riina, non un capo di Stato italiano e una regina che era una persona dolcissima, avviata a un percorso di santità riconosciuto dalla Chiesa cattolica».
E la «ricomposizione storica» nel nome di cui è avvenuta la traslazione?
«Se si fosse voluta riconoscere la propria storia con serenità non ci sarebbe stato bisogno di trafugare le salme e adesso non sarebbero a Vicoforte ma al Pantheon».
Che ne sarà invece delle spoglie di Umberto II e Maria Josè?
«Se certe accuse sono state rivolte a Vittorio Emanuele III, Umberto II e Maria Josè sono al di sopra di ogni sospetto: ci batteremo affinché vengano traslati al Pantheon».
Il ritorno dei reali può aver ricadute elettorali o favorire qualche partito?
«Direi di no, ma mi occupo di storia e non di politica».
Quanti voti muovono i monarchici in Italia?
«Sondaggi
recenti hanno attribuito percentuali insospettabili di voti che, in caso di referendum, andrebbero alla monarchia, si parla del 30 per cento. Ma è difficile quantificare anche perché un partito monarchico prenderebbe ben poco».
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