Schiaffo di Tria al governo: "La Banca d'Italia va difesa"

Il ministro dell'Economia smentisce i due vicepremier e si schiera con l'istituto che tutela risparmi e depositi

Schiaffo di Tria al governo: "La Banca d'Italia va difesa"

«L'indipendenza della Banca d'Italia va difesa, mi sono già espresso». Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, avvicinato ieri dall'agenzia Ansa ha in pratica sconfessato i due vicepremier che continuano a sparare a palle incatenate contro Via Nazionale e la sua autonomia. Certo, la debolezza politica del titolare del Tesoro ha poi costretto la sua portavoce a chiarire che le parole non erano «indirizzate contro nessuno», ma il solco è già scavato. Forse ancor più di quanto accaduto giovedì sera quando il nostro «cancelliere dello scacchiere» si è inalberato allorquando il ministro del Lavoro ha bloccato la conferma di Luigi Federico Signorini alla vicedirezione generale di Bankitalia.

Il problema politico è la distanza tra un tecnico, consapevole che l'autonomia e l'indipendenza delle autorità di vigilanza non possa essere messa in discussione, e due leader per i quali il sistema di controlli incrociati delle democrazie (check and balance) è solo un inutile orpello. «Questo governo mette insieme due forze politiche che hanno sempre detto che se esistono centinaia di migliaia di risparmiatori sul lastrico, è perché chi doveva controllare non ha controllato», ha ripetuto ieri Di Maio a Milano. «Ora che noi come governo veniamo consultati per procedura costituzionale nella nomina del direttorio, se ci chiedono un parere io dico no: c'è bisogno di discontinuità», ha aggiunto. Il vero sfregio è stato già compiuto. «Non ci sarà nessun arbitrato, ci sarà una commissione all'interno del ministero dell'Economia, che valuterà le domande: il metodo di risarcimento sarà l'indennizzo e non l'arbitrato», ha ricordato ieri il leader M5s a proposito della manovra che esonera l'arbitro Consob (e di riflesso Bankitalia) dalle procedure di ristoro per chi è stato coinvolto nei crac.

E su questa linea Matteo Salvini concorda, come ieri ha sottolineato. «Sono d'accordo con Di Maio. Provare a guardare avanti mi sembra il minimo», ha detto aggiungendo che «chi è pagato per vigilare e non vigila deve cambiare». Il nemico del governo populista è ben definito. «Ci sono megadirigenti con megastipendi che dovevano controllare i risparmi degli italiani: non mi sembra siano stati molto efficaci in questa situazione di controllo», ha concluso.

Il governo proponendosi come difensore dei «truffati» (definiti tali senza che sia un giudizio o un arbitrato a stabilirlo) mette l'opposizione nello scomodo ruolo di tutela dei «prepotenti» dinanzi all'opinione pubblica. Serve perciò autorevolezza per smentire questa postverità. Secondo il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani «bisogna evitare di fare propaganda: ricordiamoci che esiste una autonomia della Banca d'Italia come è autonoma la Banca centrale europea». Un trucco, secondo il vicepresidente di Fi, per nascondere «problemi di recessione economica, di disoccupazione e di spread che aumenta».

Renato Brunetta (Fi) ha ricordato che di Maio e Salvini stanno violando l'articolo 130 del Trattato Ue secondo cui «le banche centrali non possono accettare istruzioni dai governi». Il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, ha infine rilevato come «senza indipendenza della Banca d'Italia non ci sarebbe più alcuna garanzia di tutela dei risparmi e dei depositi».

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